Per conservare vivi e funzionanti i nostri rapporti con gli antichi maestri, in ultima analisi, è necessario forzarli. Questa lucida affermazione di Francis Haskell ci ricorda quanto sia difficile, per la storia dell'arte come disciplina scientifica, tenere in vera tensione il dialogo personale, intellettuale ed emotivo con le opere d'arte del passato.Anche per questo è importante ricordare che le più penetranti, pur se spesso le più forzate, interpretazioni di un artista sono state elaborate da altri artisti.

martedì 23 dicembre 2014

Un Timido Sguardo Nei Luoghi Della Cultura

 Francia, la Biblioteca capitolare della Cattedrale di Noyon.
Nel corso della storia le biblioteche sono spesso state devastate dalle guerre e distrutte dagli incendi. Nella biblioteca capitolare della Cattedrale di Noyon ci sono una serie di libri “segnati”. Quella di Noyon è un raro superstite degli inizi del XVI secolo — una biblioteca dalla struttura lignea. Gli edifici in legno che ospitavano le biblioteche erano probabilmente piuttosto comuni nel tardo Medio Evo, ma furono in seguito solitamente ricostruiti appena possibile — o appena ce lo si poteva permettere — in pietra o in mattone, per ridurre i rischi d’incendio. Qui si può osservare uno dei danni causati da una guerra: le schegge di una bomba hanno squarciato la rilegatura, infilandosi fra una pagina e l’altra.


 La Biblioteca Nazionale Slovena di Lubiana.
 Una scalinata buia e minacciosa, parte dall’atrio per arrivare fino alla vera e propria biblioteca, che invece è molto illuminata. Il motivo è comune nell’architettura delle biblioteche, ma raramente eseguito con altrettanta eleganza. La Biblioteca Nazionale Slovena di Lubiana è stata progettata da Joze Plecnik, e completata nel 1941. Un aeroplano tedesco precipitò nella sala di lettura nel ’44, e la biblioteca restò chiusa fino al ’47. Ma da allora, è sempre rimasta aperta. Plecnik era un architetto eccentrico, e questa è una delle sue migliori creazioni.

Sud Corea, Tempio di Haeinsa, i Tripitaka Koreana.
Questa è una delle collezioni più antiche e significative del mondo: risale al 1231. Sugli scaffali non ci sono libri, ma blocchi di stampa, e sono oltre 80mila. L’edificio non è aperto al pubblico, anche se durante la visita al tempio puoi osservarlo dalle finestre. È uno dei luoghi più straordinari ai quali ci sia stato dato accesso. I blocchi sono stati preservati grazie al modo intelligente in cui sono stati progettati e disposti gli edifici che li ospitano, che offrono loro riparo ma anche l’adeguata ventilazione. Lassù fra le montagne dove si trovano, infatti, i venti freddi hanno contribuito a conservare questi blocchi in condizioni perfette per oltre 800 anni.


Italia, la Biblioteca Marciana di Venezia.
La sala di lettura della Biblioteca Marciana (completata nel 1564) è una degli ambienti più belli di tutta Venezia. I tondi sul soffitto sono stati realizzati dai principali artisti dell’epoca. Originariamente era dotata di 38 lunghi leggii di legno, 16 per ogni lato della stanza, disposti come banchi in una classe a scuola. Su di essi si trovavano gli inestimabili volumi lasciati alla città dal Cardinale Bessarion nel 1472, ciascuno assicurato al banco da una lunga catena di ferro. L’ingresso del primo piano raffigurato nella foto si raggiunge attraverso una scalinata maestosa e finemente decorata. Dal 1956, il vestibolo ospita la collezione Grimani di sculture.

Italia, la Biblioteca Malatestiana di Cesena.
La Biblioteca Malatestiana di Cesena è senza dubbio l’esempio meglio conservato di una biblioteca tardo medievale. Costruita nel 1452 per Novello Malatesta, fu progettata dall’altrimenti ignoto architetto Matteo Nutti. Contiene ancora oggi i libri che Malatesta volle farsi accuratamente ricopiare dagli amanuensi. Ciascuno di essi si trova ancora nella sua collocazione originale, incatenato al banco per prevenirne il furto. In biblioteche come questa erano i lettori ad andare al banco dove si trovava il libro, piuttosto che il contrario. Le volte in pietra, intonacate di verde, furono concepite per resistere agli incendi.
Stati Uniti, la Peabody Library di Baltimora.
Nel diciannovesimo secolo l’illuminazione a gas e il ferro diedero vita ad una nuova forma di biblioteca: la “iron stack hall” (la catasta di ferro,  La Peabody Library di Baltimora (1878) ne rappresenta il migliore esempio ancora esistente. Praticamente tutto ciò che è inquadrato in questa foto — dalle colonne ai capitelli, dai balconi alle ringhiere, fino al soffitto — è fatto di ferro. Il riscaldamento passava dalle griglie del pavimento. L’uso del ferro permetteva inoltre che la biblioteca fosse costruita sopra una sala da concerto, per cui il peso dei libri veniva sostenuto dalle travi di ferro che lo scaricano sullo spazio
sottostante.
Spagna, il Palazzo dell’Escorial.
Alexandre Dumas (senior) scrisse dell’Escorial: “Non somiglia ad altro che a se stesso, creato da un uomo che piegò la propria epoca alla sua volontà, una rêverie in pietra, concepita nelle notti insonni di un re sui cui regni il sole non calava mai”. La sua biblioteca, completata nel 1585, è stata una delle prime a collocare i libri alle pareti, così da lasciare libero il centro della sala.
Portogallo, la Biblioteca del Palazzo Nazionale di Mafra.
Iniziata nel 1717 e completata nel 1771, la Biblioteca del Palazzo di Mafra è lunga 88 metri, cosa che la rende la più lunga biblioteca monastica del mondo, battendo di poco quella di Admont. Ospitata da un monastero all’interno di un palazzo reale, la biblioteca doveva essere ricoperta d’oro, e il soffitto decorato per restare in tema con le altre biblioteche dell’epoca, ma la sua costruzione durò tanto che nel frattempo lo stile dell’architettura e lo scopo stesso della biblioteca erano andati mutando. Questa è una delle due biblioteche portoghesi le cui colonie di pipistrelli, ospitate fra gli scaffali, si cibano degli insetti che altrimenti rovinerebbero i volumi.

Austria, la Biblioteca dell’Abbazia di Admont.
Di tutte le grandi biblioteche nei monasteri del diciottesimo secolo, quella di Admont, ai piedi delle Alpi, è forse la più impressionante. I corridoi e le scalinate che portano a questa stanza sono piuttosto anonimi, e non c’è niente che prepari il visitatore allo spazio che si disvela quando le porte si aprono. La biblioteca è fra quelle monastiche più lunghe che sia mai stata costruita: 72 metri, e 13 di larghezza. Perfino le scalette portatili sono in stile rococo. I libri furono ri-rilegati in pelle bianca per essere in tono con le pareti. Non ci sono banchi, per il semplice fatto che questi ambienti non sono stati concepiti per lo studio. I libri venivano portati nelle celle dei monaci per esser letti al caldo. La sala serviva solo a ospitare e a esibire la collezione.
Olanda, la Biblioteca Universitaria di Utrecht.
La Biblioteca Universitaria di Wiel Arets è completamente nera all’interno, a parte per il mobilio (rosso), mentre il colore lo forniscono i libri stessi e i loro lettori. La luce entra nello spazio da finestre incise con raffigurazioni di piante, a ricordare non solo la campagna, ma i materiali adoperati per fare la carta. La biblioteca offre ai lettori una vasta gamma di spazi in cui lavorare. Puoi sedere nelle grandi aree aperte, godendo della luce che proviene dalle finestre e della compagnia di dozzine di altri lettori intorno a te. Oppure puoi trovarti una scrivania fra quelle nascoste tra gli scaffali, lontano da occhi indiscreti (il luogo ideale per fuggire al mondo esterno e immergerti nei libri).
Biblioteca apostolica vaticana
La documentazione storica attesta l'esistenza nel IV secolo di uno Scrinium, che doveva essere sia la biblioteca sia l'archivio della Chiesa latina, mentre un documento del 784 (sotto il pontificato di Adriano I) parla del bibliothecarius Teofilatto. Lo Scrinium papale andò comunque disperso nel XIII secolo e le successive raccolte librarie, di cui esiste un inventario realizzato durante il papato di Bonifacio VIII (1294-1303), subirono gravi perdite dopo la sua morte in seguito ai continui spostamenti (a Perugia prima, poi ad Assisi e infine ad Avignone). In Francia, Giovanni XXII (1316-1334) avviò una nuova biblioteca, in parte confluita nel Seicento in quella della famiglia Borghese e ritornata con questa nel 1891 alla Santa Sede.
La biblioteca si arricchì in seguito di molteplici collezioni bibliografiche. Nel XVIII secolo sorsero le collezioni antiquarie e artistiche, cominciando con il medagliere (1738). Nel 1755 si aggiunsero tre raccolte di oggetti appartenenti all'antichità cristiana, in maggior parte provenienti dalle catacombe romane.
Tra i pezzi più famosi della biblioteca c'è il Codex Vaticanus, il più antico manoscritto completo della Bibbia che si conosca.
La Biblioteca apostolica vaticana contiene oggi:
1.600.000 libri a stampa antichi e moderni
8.300 incunaboli (di essi, 65 in pergamena)
150.000 codici manoscritti e carte di archivio
300.000 monete e medaglie
circa 20.000 oggetti di arte.
Dal 1985 esiste un catalogo informatico consultabile in linea dei volumi a stampa moderni.
L'accesso alla biblioteca è consentito unicamente a docenti e ricercatori universitari.
Parte degli oggetti della biblioteca sono ora esposti nei Musei della biblioteca apostolica vaticana dei Musei vaticani.

(Ricerca sul web)

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