jueves 20 de diciembre de 2007
Libera l'arte che c'è in te!
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Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e gli occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente e d'umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta dal cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sí piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'ntender nolla può chi nolla prova. E par che da la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: "sospira" .*
Dante G. Rossetti, Beata Beatrix, 1864-70
Dante e Virgilio nell'Inferno, (dipinto di William-Adolphe Bouguereau (1850) E'Dante a proporre a Virgilio di dire qualcosa di interessante nell'attesa e il maestro, che già ci stava pensando, gli inizia a parla re degli ultimi tre cerchi, affinché quando essi scendono a Dante sarà sufficiente un'occhiata per capire pena e dannati, senza doversi dilungare in spiegazioni. In seguito il discorso si allargherà a tutto l'Inferno, compresi i cerchi già visitati. «Figliuol mio, dentro da cotesti sassi», cominciò poi a dir, «son tre cerchietti di grado in grado, come que' che lassi. Tutti son pien di spirti maladetti; ma perché poi ti basti pur la vista, intendi come e perché son costretti.”
In numerose sue opere Rossetti trae ispirazione da Dante Alighieri. Di soggetto dantesco è anche questo «Beata Beatrix» in cui si confondono suggestioni che gli derivano dal poeta fiorentino con sue esperienze personali. L’immagine di Beatrice, la donna amata da Dante e prematuramente scomparsa, si confonde qui con la figura di Elizabeth Siddal, la moglie anch’ella morta giovane. La donna, infatti, riceve nelle mani da un uccello rosso, simbolo di morte, un papavero bianco. Elizabeth Siddal morì infatti per una overdose di laudano, una droga che si estrae anche dal papavero. In secondo piano compaiono due figure: sono di nuovo Beatrice, la cui testa è circondata da un’aureola, che riceve Dante nel paradiso. Sullo sfondo si apre uno squarcio luminoso che fa intravedere il Ponte Vecchio a Firenze. L’atmosfera di silenzio estatico, insieme ai pensieri funerei impliciti nell’immagine, ci permettono di collocare questa immagine nel gusto decadentista del tempo, di cui i Preraffaelliti rappresentano in qualche modo una notevole anticipazione.
William Bouguereau (1825-1905) La Carità
«Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!» (Paolo di Tarso, Prima lettera ai Corinti)
Eugène Delacroix il rapimento di Rebecca 1858, olio su tela, cm.105x81, museo del Louvre
Wilfred d'Ivanhoe, figlio di Cedric il sassone, ama lady Rowena, pupilla del padre. Ma Cedric è deciso a dare la mano di Rowena al discendente dei regnanti sassoni Athelstane di Coningsburgh, per garantire la regalità della futura stirpe sassone; e perciò disconosce Ivanhoe, fedele amico del re Riccardo Cuor di Leone. Il giovane parte quindi crociato col re, al quale si sostituisce il fratello, Giovanni. Ritornato in Inghilterra Ivanhoe batte tutti i campioni normanni del principe usurpatore al torneo di Ashby-de-la-Zouche. Ma questi ultimi lo fanno prigioniero, in un'imboscata, con Cedric, Rowena, Athelstane e l'ebrea Rebecca con suo padre, Isaac di York, che si erano uniti alla comitiva. La liberazione del protagonista e degli altri avviene grazie ad un misterioso Cavaliere Nero del Chiavistello, che si rivela essere re Riccardo, e Robin Hood e la sua banda di fuorilegge. Infine, lady Rowena e Ivanhoe, riappacificato col padre dal re, si sposano; mentre Rebecca e Isaac lasciano l'Inghilterra.
Edwin Landseer. Scena “dal sogno della notte di metà dell'estate„: Titania e parte inferiore. 1848-1851. Olio su tela di canapa. Galleria nazionale di Victoria, Melbourne, Australia.
E i nostri sogni raccontiam strada facendo. Ho avuto un sogno (l'uomo )non è che un somaro, se si mette a spiegar questo sogno. (...) Occhio umano non ha udito, ne' orecchio umano ha visto, mano d'uomo non è in grado di gustare, ne' la sua lingua di comprendere, ne' il suo cuore di narrare, quello che fu il mio sogno: Farò scrivere una ballata senza fondo
William Hogarth. Sigismonda. 1758-1759. Olio su tela di canapa. Galleria di Tate, Londra, Regno Unito
I travagli di Persiles e Sigismonda, nel titolo originale Los trabajos de Persiles y Sigismunda, è l'ultima opera di Miguel de Cervantes e venne pubblicata postuma nel 1617. L'argomento dell'opera è incentrato sulle peripezie di Persiles, principe di Tule, e di Sigismonda, figlia del re di Frislandia che, fingendosi fratello e sorella sotto i nomi di Periandro e Auristelia, vagano a lungo nel nord dell'Europa fino a giungere a Lisbona da dove, per via terra, si recano a Roma e concludono in questo luogo le sospirate nozze.Romeo e Giulietta è una tragedia di William Shakespeare tra le più famose e rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo
Che significa "Montecchi"? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. »Lajos Gulaksi: Paolo e Francesca
Pluto e Proserpina (1621-22) Marmo biancoIl grande gruppo marmoreo di Gian Lorenzo Bernini raffigura Plutone, potente dio e re degli Inferi che rapisce Proserpina, figlia di Cerere. La madre, intercedendo presso Giove, ottenne il permesso di far tornare per metà dell'anno la figlia sulla terra, per poi passare l'altra metà nel regno di Plutone: così ogni anno in primavera la terra si copre di fiori per accoglierla.
Nel 1295 Malatesta II, figlio di Malatesta da Verucchio, fu proclamato capitano e signore di Rimini. Il figlio primogenito, Malatestino dall'Occhio, divenne signore di Rimini alla morte del padre. Furono suoi fratelli: Giovanni lo sciancato, detto Gianciotto, marito di Francesca da Polenta; Paolo, che morì con lei. La loro storia è narrata da Dante, e la frase "Galeotto fu il libro e chi lo scrisse" è ancora nota a tutti gli innamorati.
Jean Delville: l ‘Amore delle Anime (1900), Bruxelles, Musee d'Ixelles Quadri che sono suoni, suoni che sono quadri: un pittore e un musicista, Delville e Skrjabin, attorno al primo decennio del Novecento concertano il proprio lavoro al fine di unire sinesteticamente i rispettivi campi artistici, in un territorio comune che attinge alla danza come alla teosofia.
Il bacio 1888-1889 marmo; 190,5 x 119 x 114 Parigi, Musée Rodin Il tema della coppia sarà per Rodin fonte inesauribile di idee scultoree. Quest’opera marmorea è stato considerata il suo lavoro più classico, anche per la fonte di ispirazione, il quinto canto dell’Inferno di Dante, che evoca l’amore dannato di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini.Guido Reni: La bellezza di Deianira si posa con grazia sopra il corpo possente del centauro, si scioglie in un alone di sospirosa musicalità. Ne esce una sinfonia di simboli e colori che donano all'opera un senso di grandiosità
E' questa la tragedia della passione. Ogni qual volta Shakespeare tratta delle forti passioni umane, mette a nudo l'anima di ognuno di noi, per ricordarci senza mezzi termini come le acque impetuose delle passioni possano facilmente spegnere il lume dell'intelletto, e come esse riescano a creare un caos totale che porta inevitabilmente alla tragedia. Da un altro punto di vista, la passione è un vino ubriacante che acceca la vista, un fuoco, una sete divorante che nemmeno le acque dell'oceano riescono a placare. In questo dramma i due protagonisti seguono la stessa sorte di Romeo e Giulietta, ma mentre lì c'è amore e passione, qui c'è solo passione; mentre lì tutto si svolge entro i recinti del cuore, ed i sensi alimentano il sole dell'amore, qui tutto avviene entro il recinto dei sensi ed alla luce opaca della luna. Cleopatra e Antonio sono due personaggi senza profondità, la cui vicenda sfiora appena la nostra compassione, a differenza di quanto ci accadeva con Giulietta e con Romeo
Jean-Antoine Watteau, I piaceri d’amore Nei quadri di Watteau l’incontro e la conversazione amorosa avviene sempre in spazi aperti. La natura vista con occhi pittoreschi, e la presenza delle rovine, come la grande statua posta sulla destra, danno la cornice ideale a queste scene galanti. In realtà nei quadri di Watteau l’erotismo non appare mai, anzi è mascherato da una vena di lirismo malinconico, che rende questi quadri molto intensi soprattutto sul piano della metafora. Le cose più che dette, vengono appena sussurrate, lasciando molto spazio alla possibilità di più interpretazioni.
François Gerard: Amore e Psiche
Joseph Heintz: Venere e Adone
Jhon Hoppner: Giove e Io
Come ti amo?
Come ti amo?
Come ti amo?
Lascia che ti annoveri i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità,
di altura e di estensione
che l’anima mia può raggiungere,
quando al di là del corporeo
tocco i confini dell’Essere
e della Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera
delle necessità quotidiane,
alla luce del giorno
e al lume di candela.
Ti amo liberamente,
come gli uomini che lottano
per la Giustizia;
Ti amo con la stessa purezza con cui essi
rifuggono dalla lode;
Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella fede;
Ti amo con quell’amore
che credevo aver smarrito
coi miei santi perduti,
ti amo col respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita!
e,se Dio vuole,
ancor meglio t’amerò dopo la morte.
Elizabeth Barrett Browning