Luca della Robbia. Stemma Bartolini-Salimbeni entro ghirlanda di foglie e frutti. Firenze, Museo del Bargello.
Nulla di araldico in questo stemma, ove la delicata trascrizione dei frutti-carnosi e smaglianti-appare quale uno dei più antichi esempi di natura morta italiana. Opere che saranno destinate a rivoluzionare totalmente il repertorio tradizionale della maiolica.
Nonostante le arti ceramiche mostrino, come tutte le arti, una linea di sviluppo coerente, tuttavia ben marcato, al di qua vi è una ceramica che per quanto lussuosa appare subordinata all'uso, sia casalingo che di decorazione, al di la vi sono al contrario prodotti che rivelano ricerca di autonomia formale. La ceramica riacquista nel rinascimento, in Europa, quell'importanza e quella dignità che già aveva avuto nei secoli passati nel mondo del Medio Oriente e in particolare della civiltà araba.
Nonostante le arti ceramiche mostrino, come tutte le arti, una linea di sviluppo coerente, tuttavia ben marcato, al di qua vi è una ceramica che per quanto lussuosa appare subordinata all'uso, sia casalingo che di decorazione, al di la vi sono al contrario prodotti che rivelano ricerca di autonomia formale. La ceramica riacquista nel rinascimento, in Europa, quell'importanza e quella dignità che già aveva avuto nei secoli passati nel mondo del Medio Oriente e in particolare della civiltà araba.
Manifattura Manardi. Piatto con l'incontro di Cristoforo Colombo con la regina Isabella. Milano, Museo del Castello Sforzesco.
Questi più antichi pezzi mostrano un'attenzione maggiore al dettaglio e una gamma coloristica più delicata e varia.
La ceramica, essendo legata alla vita quotidiana e domestica più di qualsiasi altra parte, risentiva beneficamente dei nuovi valori attribuiti all'uomo del Rinascimento, alla vita privata, alla comodità, all'ostentazione del suo decoro personale e familiare, come in tutte le arti decorative.. in specie appunto quelle che potevano legarsi alla vita laica come l'arte del bronzo, del vetro, dell'argento ecc.
Mentre le officine ispano-moresche, le più attive e quotate nel tardo Medioevo, sfornavano prodotti magnifici e preziosi, ma in gran parte simili, le botteghe italiane producevano pezzi assai diversi l'uno dall'altro per decorazioni e per forma.
Mentre le officine ispano-moresche, le più attive e quotate nel tardo Medioevo, sfornavano prodotti magnifici e preziosi, ma in gran parte simili, le botteghe italiane producevano pezzi assai diversi l'uno dall'altro per decorazioni e per forma.
Faenza, circa 1500. Coppa con "IULIA BELA" Faenza, Museo internazionale delle Ceramiche.
Esempio assai diffuso nel Cinquecento che fu la "cupa amatoria", tale oggetto veniva donato in occasione di fidanzamenti o anche solo come presente alla persona amata.
La priorità nella svolta verso uno stile più moderno spetta alle officine fiorentine e a quelle faentine, le quali gradualmente si svincolano dai vecchi temi dell'ornato riescono a inventare temi nuovi nella forma e nella decorazione.
E' stato supposto dal Ballardini, sulla scorta di dati documentati, un - effettivo intervento dei maestri di pittura nelle botteghe dei maiolicari-, onde spiegare - il gusto del disegno e della figura.
E' stato supposto dal Ballardini, sulla scorta di dati documentati, un - effettivo intervento dei maestri di pittura nelle botteghe dei maiolicari-, onde spiegare - il gusto del disegno e della figura.
Urbino, secolo XVI tagliere Faenza, Museo Internazionale delle ceramiche.
In questo tagliere che faceva parte in origine di un servizio eseguito per le nozze di un personaggio della famiglia Gonzaga - da ciò il soggetto, dove sono unite precise allusioni al trionfo di Marte e alla potenza d'amore - Nel primo ventennio del 500 i motivi e lo stile della scuola raffaellesca sono portati ovunque. I preziosi castoni delle Logge sono portati di peso entro i piatti più lussuosi. Altri motivi egualmente usuali- trofei d'armi, giochi di delfini, strumenti musicali- provengono dalle facciate dipinte di Roma e di Venezia; molto sfruttati sono a volte motivi di putti di Donatello e le stampe di Mantegna
In questo tagliere che faceva parte in origine di un servizio eseguito per le nozze di un personaggio della famiglia Gonzaga - da ciò il soggetto, dove sono unite precise allusioni al trionfo di Marte e alla potenza d'amore - Nel primo ventennio del 500 i motivi e lo stile della scuola raffaellesca sono portati ovunque. I preziosi castoni delle Logge sono portati di peso entro i piatti più lussuosi. Altri motivi egualmente usuali- trofei d'armi, giochi di delfini, strumenti musicali- provengono dalle facciate dipinte di Roma e di Venezia; molto sfruttati sono a volte motivi di putti di Donatello e le stampe di Mantegna
Urbino,secolo XVI. Piatto con la caduta della manna Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Ancora qui un esempio ove la classicità delle figure rimanda al mondo raffaellesco. I soggetti più spesso ripetuti erano mitologie e fatti della storia antica; Urbino seguiva il mondo colto e pagano di Raffaello.
La scuola di Urbino presentò una grande novità non solo per per l'importanza dell'istoriato, ma per la vivace creatività dei suoi plasticatori.
La scuola di Urbino portò al suo culmine una certa interpretazione fastosa della maiolica, e attraverso l'estrosità inventiva dei suoi plastici decorativi agì fortemente sulle scuole del secolo seguente, verso la fine del'500, che segnò una svolta decisiva verso forme di espressione più semplice e immediate.
Ancora qui un esempio ove la classicità delle figure rimanda al mondo raffaellesco. I soggetti più spesso ripetuti erano mitologie e fatti della storia antica; Urbino seguiva il mondo colto e pagano di Raffaello.
La scuola di Urbino presentò una grande novità non solo per per l'importanza dell'istoriato, ma per la vivace creatività dei suoi plasticatori.
La scuola di Urbino portò al suo culmine una certa interpretazione fastosa della maiolica, e attraverso l'estrosità inventiva dei suoi plastici decorativi agì fortemente sulle scuole del secolo seguente, verso la fine del'500, che segnò una svolta decisiva verso forme di espressione più semplice e immediate.
Faenza di Marsiglia, secolo XVIII. Piatto e brocca Sèvres National de Cèramique
Dalle botteghe di Marsiglia nel secolo XVIII uscirono esemplari in complicate forme "rocaille" decorate con fantasia liberissima e con armoniosa leggerezza. Questi pezzi riflettono il grado di perfezione che la manifattura raggiunse sia sotto il profilo tecnico che sotto quello estetico.
Maggiore fu l'apporto dei maestri italiani al sorgere delle scuole francesi: Girolamo di Andrea della Robbia lavora sotto Filippo I. A cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, artisti di Forlì, Cafaggiolo e Firenze. Dopo la metà del secolo i legami si stringono e artisti pesaresi, faentini e genovesi varcano le Alpi. La maiolica rinascimentale trova in Francia la più calorosa accoglienza.
Dalle botteghe di Marsiglia nel secolo XVIII uscirono esemplari in complicate forme "rocaille" decorate con fantasia liberissima e con armoniosa leggerezza. Questi pezzi riflettono il grado di perfezione che la manifattura raggiunse sia sotto il profilo tecnico che sotto quello estetico.
Maggiore fu l'apporto dei maestri italiani al sorgere delle scuole francesi: Girolamo di Andrea della Robbia lavora sotto Filippo I. A cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, artisti di Forlì, Cafaggiolo e Firenze. Dopo la metà del secolo i legami si stringono e artisti pesaresi, faentini e genovesi varcano le Alpi. La maiolica rinascimentale trova in Francia la più calorosa accoglienza.
Jacopo Fattorini. Piatto con Giuditta. Londra, Victoria and Albert Museum.
Fine documento pittorico, databile intorno al 1510, della bottega di Cafaggiolo. Le esili ed eleganti figurine ed il motivo quasi araldico del drappo mosso dal vento indicano una connessione stilistica con l'opera giovanile di Raffaello.
I piatti di Cafaggiolo e Faenza possono essere avvicinati mentalmente all'opera del Raffaello fiorentino.
I piatti di Cafaggiolo e Faenza possono essere avvicinati mentalmente all'opera del Raffaello fiorentino.
Savona, secolo XVIII. Grande piatto con Susanna e i vecchioni. Faenza, Museo internazionale delle Ceramiche.
Interessante punto d'incontro, con l'arte faentina, che allo scadere del Cinquecento, e durante il secolo seguente aveva sviluppato con i suoi " bianchi" -larghi piatti modellati e spesso traforati - un tipo di maiolica decorativa di grande effetto.
Questa nuova produzione si avvaleva di smalti di un bel bianco freddo, su questi smalti lasciati interamente scoperti, venivano tratteggiati i vari soggetti con pochi colpi di pennello, in una tecnica definita " a compendiario". la nascita di questi bianchi faentini in stile compendiario pare che sia conseguente al rinnovato studio della porcellana orientale, già allora in auge; ciò non toglie però che tale genere sia sorto direttamente dalla tradizione rinascimentale.
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A Strasburgo nel 1744 la fabbrica di Josef Hannong tramite perfezionati procedimenti tecnici ( usando una complessa duplice cottura - una delle quali è quella a muffola ottiene la decorazione in oro) arriva ad una ricchezza ineguagliata. Sia Marsiglia che Strasburgo si distinguono per aver creato vari tipi di zuppiere di genere illusionistico.
Questo piatto è un tipico esempio dell'opera di Antonio Grue, l'artista abruzzese a lungo operoso a Napoli. I soggetti dipinti da Antonio erano sempre ambientati in un paesaggio disteso, arcadico, di color verde pastello. Anche i margini ripetono sempre gli stessi disegni.
Nessun paese europeo offre per tutto il Cinquecento e per buona parte del Seicento un panorama in qualche modo paragonabile, nel campo della maiolica a quello italiano, che porta le nostre opere in ogni più lontana regione le nostre forme artistiche. Tuttavia non sempre questo apporto fu determinante, e spesso esso non riuscì a fondersi con le precedenti tradizioni locali, restando un fatto isolato, senza mettere in dubbio l'importanza dell'influsso italiano, questa si ridimensiona, nel momento in cui iniziano, la loro piena fioritura, cioè alla metà del Seicento, le fabbriche francesi e olandesi sono già volte a repertori totalmente diversi e il salto della loro produzione da quella che la precede è nettissimo.Anticamente per indicare la ceramica importata dai mercanti italiani nel XII-XIII secolo dall’isola di Maiorca, la quale veniva chiamata appunto “Maiolica”. Si pensava infatti che questi prodotti ceramici fossero prodotti in quest’isola, in realtà Maiorca era un luogo di scambio di prodotti provenienti soprattutto dalla Spagna meridionale e dal Maghreb. Da questi territori arrivavano prodotti ceramici decorati con la raffinata tecnica “a lustro”, che permette di ottenere riflessi metallici dorati, dei quali in Italia si ricercò a lungo il segreto.
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Nel Settecento è in buona parte anche il secolo della porcellana, prodotto prezioso, aristocratico e affascinante. La porcellana per un certo periodo di tempo costituì per per le case dei ricchi un complemento indispensabile, per arredare salotti con specchiere, camini, candelieri ai soprammobili.
Si compiva così una specie di destino infausto per la maiolica, arte costretta da decenni ad adeguarsi a tutti gli aspetti salienti delle altre tecniche, pena lo scadere immediatamente al rango popolare.
Poco prima della rivoluzione, con la liberazione degli scambi e con l'invasione della terraglia inglese- a partire dal 1786- la splendida fioritura delle fabbriche francesi cessa quasi di colpa. Inizia per la maiolica un periodo di declino.
Faenza - L'arte della Maiolica
Museo Nazionale della Ceramica di Sèvres.
Immagini e notizie dal libro,
- ELITE- LE ARTI E GLI STILI DI OGNI TEMPO E PAESE-
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