Miti greci e utopie
La posa della prima pietra della Reggia di Caserta
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Giovanni Paolo Panini.Rovine romane con resti di un tempio ionico-1749, Roma-Galleria dell'accademia San Luca.

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Il Giardino Inglese della reggia di Caserta 1792
Nel Settecento nè il termine Neoclassicismo nè il termine Classicismo sono usati per indicare il nuovo stile; i critici e gli artisti lo chiamano semplicemente il "vero stile" e ne parlano come di un " risorgimento" delle arti,considerandolo come nuovo Rinascimento, dopo un lungo periodo di decadenza rappresentato dall'arte barocca e rococò. Gli studi più recenti, identificano il Neoclassicismo come l'espressione artistica di un'epoca di profonde trasformazioni nel campo della scienza e della tecnica, di rivoluzioni politiche e sociali che hanno davvero cambiato il corso della storia, cancellando consuetudini e istituzioni immutabili da secoli.
Fontana di Diana e Atteone particolare, 1769, Caserta Reggia.
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Fontana di Diana e Atteone particolare, 1769, Caserta Reggia.
I governi "illuminati"
In Europa è sopratutto l'Italia ad attraversare, tra il 1748 e il 1796, anno della conquista napoleonica, un lungo periodo di pace. Questa fase favorisce una rinnovata visione del mondo e della società resa esplicita dalle riforme realizzate negli Stati retti da governi "illuminati" che s'ispirano agli ideali progressisti dell'Illuminismo.Nel mecenatismo pubblico, che è legato sopratutto ai cantieri di corte, risalta, per l'intima convinzione e per la qualità dei programmi realizzati, Carlo III di Borbone: ricorrendo a Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga, egli avvia un vero e proprio processo di modernizzazione che porterà la citta di Napoli ad assumere pienamente, anche dal punto di vista monumentale, il ruolo di capitale europea.
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Nel 1751 Carlo di Borbone chiede a Benedetto XIV di potersi avvalere della maestria dell'architetto Luigi Vanvitelli per realizzare la
reggia di Caserta, che nel progetto originario doveva costruire una nuova città, collegata a Napoli, in grado di rivaleggiare con Versailles. Il concetto della grande opera è illuminista, alla radice, in quanto viene considerata una dimostrazione della capacità dello stato di far fronte al pubblico benessere, mediante interventi eccezionali come la realizzazione di opere pubbliche, fonte di occupazioni protratta nel tempo.
Nelle intenzioni del monarca la reggia doveva soddisfare le funzioni politiche, amministrative, militari e culturali proprie di una nuova capitale. Il pensiero assolutistico settecentesco trova attuazione anche a livello di organizzazione planimetrica, come dimostra la distribuzione interna della reggia, ispirata ai medesimi principi di regolarità e simmetria che viene adottata anche per il parco, parte integrante del complesso.
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Percorrendo la superba galleria d'accesso del palazzo si giunge al centro del vestibolo inferiore e girando lo sguardo sulla destra si può ammirare il maestoso e superbo Scalone d'Onore, composto da una grande rampa centrale che poi risvolta in due rampe parallele,con 116 gradini, tutti tagliati in unico blocco di pietra "lumachella di Trapani". La rampa centrale dello scalone viene dominata dalla statua della Maestà Regia seduta su un leone che simbolicamente rappresenta re Carlo III. Ai lati si vedono le statue del Merito e della Verità. Nel grandioso progetto della reggia di Caserta Vanvitelli supera il linguaggio tardobarocco in favore di una disciplina architettonica di forme sobrie e rigorose.Vanvitelli progetta un immenso edificio rettangolare, con quattro cortili simmetrici, dove, valicata la soglia austera, si accede al grandioso atrio, movimentato dal gioco dei piani inclinati delle scale.Chiamato a Napoli, nel 1751 dal re Carlo III di Borbone,Vanvitelli vi giunge carico dell'esperienza romana come architetto di San Pietro.
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L'uso dell'ordine gigante, proveniente dalla tradizione classica caratterizza non solo la facciata, ma anche gli ampi spazi rappresentativi ai quali si aggiungono il fascino dei diversi tipi di marmo e la continua variazione delle singole forme decorative.
Strettamente connesso al palazzo è il parco,terminato da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, che costituisce lo spazio privilegiato di una vera e propria azione teatrale, rappresentata da una serie di favole scolpite, ispirate ai temi della mitologia classica e collegate da un preciso programma iconografico.Il percorso corre, attraverso i miti di Diana e Atteone, Cerere, Giunone, e Eolo, dalla grande cascata fino alla reggia, lungo una sorta di strada - fiume, alimentata dall'acquedotto carolino.
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fine del XVIII, collezione privata.
Figlio del vedutista olandese Gaspare Van Vittel, Luigi Vanvitelli nasce a (Napoli,1700-Caserta 1773) si forma a Roma assimilando la lezione classica, derivata dallo studio dei modelli antichi, non disgiunta da quella del tardo Seicento romano La fama e la diffusione delle sue opere ne fanno il rappresentante per eccellenza della prima riforma classicista europea, nel suo quadro si distingue per la pragmatica ricerca di un linguaggio architettonico equilibrato è rigoroso, nel quale fonde con disinvoltura elementi della tradizione antica e di quella rinascimentale e barocca da cui deriva il gusto scenografico che caratterizza le opere della maturità. E' da ricordare anche la mentalità funzionale e tecnica di Vanvitelli. Tecnica che si rivela nell'organizzazione e nel controllo del cantiere e nella disciplina dell'artigianato edilizio, ma sopratutto nell'ingegneria idraulica, dove si segnala come valente esperto.
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