Uffizi Firenze.
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La collezione degli Uffizi vanta capolavori assoluti, dai primitivi toscani del Duecento e Trecento ( Cimabue, Giotto, Duccio di Boninsegna), a opere del Seicento ( Caravaggio) e del Settecento veneto e spagnolo. Senza dimenticare i capolavori della collezione Contini Bonacossi, la più importante raccolta di autoritratti al mondo, in parte esposta nel corridoio Vasariano, e i quattro centoottanta ritratti di uomini illustri della serie Gioviana e Aulica. Tuttavia il nucleo portante degli Uffizi è certamente costituito dalle straordinarie opere del Rinascimento. Ai più importanti artisti fiorentini (Lippi, Pollaiolo, Botticelli, Leonardo) si affiancano opere delle scuole del Nord Europa con rilevanti testimonianze fiamminghe e tedesche ( Va der Weydn der Goes, Memiling, Dùrer, Altdorfer) Non meno significativa è la presenza di dipinti del Cinquecento, con opere di scuola veneta ( Bellini, Giorgione, lotto, Tiziano. Tintoretto), in ideale confronto con i coevi capolavori della maniera fiorentina( Raffaello, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Pontormo, Bronzino, Michelangelo.
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"Veggo aprirsi un guardaroba, una tribuna, una galleria regia, ornata di cento statue antiche de' più celebri scultori, con infinite storie intere e le migliori di pittori, con un numero grande di vasi,di cristalli,d'agate, di lapislazzari e d'altre gioie e finalmente ripiena di cose rare, preziose, meravigliose di tutta eccellenza". Galileo Galilei, postille all'Ariosto. considerazioni sul tasso.
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La collezione degli Uffizi vanta capolavori assoluti, dai primitivi toscani del Duecento e Trecento ( Cimabue, Giotto, Duccio di Boninsegna), a opere del Seicento ( Caravaggio) e del Settecento veneto e spagnolo. Senza dimenticare i capolavori della collezione Contini Bonacossi, la più importante raccolta di autoritratti al mondo, in parte esposta nel corridoio Vasariano, e i quattro centoottanta ritratti di uomini illustri della serie Gioviana e Aulica. Tuttavia il nucleo portante degli Uffizi è certamente costituito dalle straordinarie opere del Rinascimento. Ai più importanti artisti fiorentini (Lippi, Pollaiolo, Botticelli, Leonardo) si affiancano opere delle scuole del Nord Europa con rilevanti testimonianze fiamminghe e tedesche ( Va der Weydn der Goes, Memiling, Dùrer, Altdorfer) Non meno significativa è la presenza di dipinti del Cinquecento, con opere di scuola veneta ( Bellini, Giorgione, lotto, Tiziano. Tintoretto), in ideale confronto con i coevi capolavori della maniera fiorentina( Raffaello, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Pontormo, Bronzino, Michelangelo.
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La tribuna degli Uffizi, in un dipinto settecentesco di J. Zoffany
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La Matematica. Dettaglio con due puttini: uno sorregge il compasso nautico del Lanci, l'altro un grafometro. Affresco con ritocchi a tempera di Agnolo Gori,1663 (Galleria degli Uffizi, Firenze
Angiolino musicante.
Rosso Fiorentino-1521-
olio su tavola-39x47cm
Nelle collezioni dal 1605.
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Amatissimo nei secoli il dipinto, da attribuirsi alla maturità dell'artista, dal 1605, è in tribuna agli Uffizi Il morbido volto infantile dagli occhi socchiusi e sognanti e le rosee guance che fanno intravedere il sorriso beato di questo angiolino restano impressi nella memoria di ogni visitatore della tribuna.. Le recenti analisi dell'opera, seguite al restauro effettuato nel 2000, hanno mostrato che si tratta, con molta probabilità del frammento di un'ignota pala d'altare perduta.
Madonna del cardellino Raffaello, 1506 olio su tavola ,
107 × 76 cm Galleria degli Uffizi dal 1666
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La splendida Madonna è tra i più celebri esemplari del periodo fiorentino di Raffaello. Il tema della Madonna è stato più volte ripreso dall'artista.( La Madonna del Belvedere, conservata al Museo di Vienna. La bella giardiniera del Louvre, la Madonna Terranova, Museo di Berlino) In questo capolavoro possiamo notare che le velature attenuano i contorni delle figure e ne aumentano i volumi in grazia. E' questa perfezione, la dolce e serena armonia che ha reso nei secoli famoso questo dipinto. I paesi visibili sullo sfondo sono parti di uno spazio che coinvolge le figure del gruppo e ruota intorno a loro comunicando allo spettatore una serena visione affettiva di una landa viva e familiare. Disegni preparativi di questo dipinto si trovano all'Ashmolean. Museo di Oxford,
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Il nome del cardellino pare tragga la sua origine dalla parola latina -cardus, perchè , questo animale predilige cibarsi appunto di cardi.Pianta le cui spine alludono a quelle della corona inflitta al Cristo prima della crocifissione, da qui l'interpretazione del cardellino come simbolo della Passione In questa scena Gesù accarezza l'uccellino affettuosamente ma anche con sguardo malinconico, presagio della Passione che affronterà
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Gli esili alberi che si stagliano nel cielo sereno, saranno oggetto di continua imitazione da parte degli artisti contemporanei fino a divenire una caratteristica tipica della pittura cinquecentesca
Gli esili alberi che si stagliano nel cielo sereno, saranno oggetto di continua imitazione da parte degli artisti contemporanei fino a divenire una caratteristica tipica della pittura cinquecentesca
La primavera Sandro Botticelli- 1482 circa- tempera su tavola. 203x314 cm- Nelle collezioni dal 1919
La Primavera, è considerato il dipinto più famoso degli Uffizi, sublimazione dell'amore sensuale, il dipinto fu eseguito per Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino del Magnifico, lo stesso committente per il quale Botticelli illustrò la Divina Commedia. L'opera adornava una sala della villa medicea di Castello, presso Firenze. Alla morte di Lorenzo l'opera e la villa di Castello passarono a Giovanni delle Bande nere. Nel 1815 il dipinto entrò agli Uffizi, trasferito poi alla'accademia, tornò definitivamente agli Uffizi nel 1919 L'allegoria pare ispirata ai testi di Ovidio e Lucrezio L'allegoria è tra le più alte espressioni dell'ideale ritorno all'età dell'oro di Firenze sotto Lorenzo il Magnifico.
Gli alberi d'arancio del giardino di
Venere sono carichi di frutti e fiori
profumati e le foglie si stagliano
sul cielo chiaro come delicata filigrana.
Le tre giovani danzanti sono sotto il tiro di Cupido, dio bendato dell'amore, derivano da immagini antiche delle Grazie: in senso più propriamente platonico, sono allusione al rapporto fra l'elemento divino e quello umano, i veli trasparenti e leggerissimi sui bianchi corpi esaltano le forme sensuali delle danzatrici e ricordano gli elegantissimi veli di Filippo Lippo, artista molto ammirato da Botticelli.
Nel 1982 alcuni botanici hanno individuato circa duecento
diverse specie di fiori ritratte dal vero; molte di queste fioriscono ancora sulle colline intorno a Firenze e nei prati alla villa medicea di Castello
Il ritorno di Giuditta a Betulia- Sandro Botticelli-1470 circa- tempera su tavola-31x24 cm Nelle collezioni dal 1632.
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Opera giovanile dell'artista formava, insieme alla scoperta del cadavere di Oloferne, anch'essa conservata agli Uffizi. Giuditta, biblica eroina del popolo ebraico, simbolo di virtù e giustizia, ritorna a Betulia dopo aver ucciso, decapitandolo nel sonno, Oloferne, generale dell'esercito nemico responsabile dell'assedio della sua città La segue Abra, sua ancella, sorreggendo sul capo una cesta. Il vento alza il panno bianco che copriva il macabro trofeo: la testa di Oloferne.. La luce mattutina rischiara la valle attraversata da un fiume: luce di un nuovo giorno che risveglia la natura e le speranze di libertà e giustizia Nelle preziose acconciature e nei veli delle vesti possiamo ammirare giochi di luce che creano linee curve e sensuali, qui si coglie l'influenza della pittura di Filippo Lippo...sullo splendido volto di Giuditta non c'è traccia di nessuna violenza. Il volto esprime la malinconia di chi non può sottrarsi al volere e né sottrarsi al volere di un'entità superiore, che guida i suoi gesti e il suo destino. Verrocchio e Leonardo. Tempera e olio su tavola.
180 x 152 nelle collezioni dal 1914
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La tavola raffigurante il battesimo di Cristo è l'unica opera pittorica che possediamo di Verrocchio e proviene dal monastero fiorentino di San Salvi Iniziata da Verrocchio intorno al 1470, fu poi abbandonata e, dopo alcuni anni, ripresa e finita da Leonardo, che ne ritoccò a olio alcune zone già dipinte a tempera. Pare che Verrocchio fosse solito interrompere i suoi lavori; Vasari, invece, narra che il maestro smise di dipingere quest'opera sdegnato dalla grandezza del suo allievo Leonardo. Personaggio particolare era Verrocchio, orafo, scultore e pittore, con un'importante bottega in Firenze, dalla quale uscirono talenti come Leonardo, Perugino, Lorenzo di Credi e anche Botticelli.
Madonna del solletico 1426 Circa Masaccio-
tempera su tavola24,5x18,2cm Nelle collezioni dal 1988
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La splendida tavola è nota come Madonna del solletico per il gesto affettuoso con cui la Vergine, come qualsiasi madre gioca con il Bambino, e il figlioletto divertito le sorride afferrandole la mano. Masaccio traduce in pittura i dolci i dolci umanissimi sentimenti, riesce a cogliere la spontaneità del gesto della giovane madre. La tavoletta venne dipinta per destinazione privata, probabilmente commissionata da Antonio Casini, nominato cardinale nel 1426. Lo confermerebbe lo stemma di famiglia a forma di scudo, sormontato dal cappello cardinalizio, dipinto sul retro della tavola.. La tavola fu scoperta nel 1947 tra le opere trafugate dai nazisti nella seconda guerra mondiale e. recuperata, entrò prima nella collezione Looser di palazzo vecchio e poi agli Uffizi.Il soggetto si rifa alla pittura senese delle madonne dai gesti spontanei care ai Lorenzetti.Lippi- 1465 circa-
tempera su tavola-93x62,5cm.
Nelle collezioni dal 1796.
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Il maestro del ‘400 Fra’ Filippo Lippi condusse una vita irregolare, si innamorò della monaca Lucrezia Buti e con lei ebbe due figli. Questo incontro lasciò un segno indelebile nelle sue opere: tutte le figure femminili da lui ritratte da quel momento in poi hanno i lineamenti della madre dei suoi figli.Capolavoro della maturità di Lippi, di poco precedente gli affreschi nel Duomo di Spoleto, è tra i più raffinati esemplari di pittura quattrocentesca. La tavola fu commissionata probabilmente per la villa medicea di Poggio Imperiale di Cosimo de' Medici, cliente affezionato e intervenne in più circostanze in aiuto del frate pittore dalle scandalose vicende sentimentale del frate..Pare infatti che nel soave volto della Vergine, rappresentata con un lieve velo elegantemente increspato sui capelli e impreziosito con perle, il pittore si sia ispirato a Lucrezia Buti la monaca di cui si era innamorato e dalla quale ebbe una figlia e un figlio di nome Filippino, anch'egli pittore, che affiancò il padre a Spoleto.
L'artista crea un quadro nel quadro con figure sporgenti dalla cornice in pietra dello stipite della porta e sfonda lo spazio penetrando in quello dello spettatore, coinvolgendolo nella narrazione in un tempo sempre presente. Il bambino e i due angeli, simili ad antichi amorini, ricordano, per la delicatezza dei tratti, i rilievi, ispirati alla classicità di Donatello e Luca la Robbia.Lo sfondo di quest'opera, anticipa i paesaggi di Leonardo: i riflessi argentei, sfumando dalle capigliature, dai ricami e dalle gemme cristalline, si distendono in lontananza sui fiumi, le siepi e le città turrite.
L'artista crea un quadro nel quadro con figure sporgenti dalla cornice in pietra dello stipite della porta e sfonda lo spazio penetrando in quello dello spettatore, coinvolgendolo nella narrazione in un tempo sempre presente. Il bambino e i due angeli, simili ad antichi amorini, ricordano, per la delicatezza dei tratti, i rilievi, ispirati alla classicità di Donatello e Luca la Robbia.Lo sfondo di quest'opera, anticipa i paesaggi di Leonardo: i riflessi argentei, sfumando dalle capigliature, dai ricami e dalle gemme cristalline, si distendono in lontananza sui fiumi, le siepi e le città turrite.
Maestà di Cimabue 1280 circa
Tempera su tavola. Dimensioni
Tempera su tavola. Dimensioni
385 X 223 cm nelle collezioni dal 1919
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Il velo scuro che incornicia il volto della Vergine risalta, per contrasto cromatico, sul fondo oro dello spazio sovrannaturale.Contrasto smorzato da corte linee dorate di gusto bizantino che traducono, con sintesi astrattiva, il movimento dei tessuti.
tempera su tavola (cm 290 x 450)
-Firenze, Galleria degli Uffizi
Nelle collezioni dal 1919
Prima opera del pittore senese, venne commissionata dalla Confraternita dei Laudesi per la cappella di S. Maria Novella E' conosciuta come Madonna Rucellai, perché dalla fine del Seicento fu esposta nella cappella Rucellai. Il Duccio afferma qui la sua poetica di intimismo dolce e idillico, l'Artista riesce a trasfondere in pittura gli affabili sentimenti umani e far vibrare musicalmente l'immagine E' la dolce leggerezza che guida le scelte del Duccio: per il trono preferisce una costruzione leggera, poggiante su archetti, e per dare il senso di tridimensionalità orienta il trono non frontalmente, ma un po' verso destra e una cortina di tessuto prezioso, una tenda fiorita alle spalle della Vergine, crea un piano impalpabile di leggerezza tra lo sfondo e le figure.Sei Angeli, disposti simmetricamente ai lati del trono.Diversamente dagli Angeli della Maestà di Cimabue, queste eleganti figure ritagliate su uno sfondo irreale, sembrano prive di peso corporeo, entità spirituali leggere, sospese in un silenzio empireo.
Maestà di Giotto
Quest’opera, Madonna in Maestà,(cm 325×204),
è ricordata come una delle opere più famose di Giotto.
Nelle collezioni dal 1919
L'immensa pala, nota come Madonna d'Ognissanti dal nome della chiesa per la quale fu eseguita, inaugura il nuovo corso della pittura fiorentina che si orienta verso una ricerca spaziale volumetrica e di maggior realismo. Gitto rispetta solo esteriormente la tradizione toscana, assumendo il fondo oro e la forma pentagonale delle tavole cuspidate come fecero Cimabue e Duccio, ma la sua opera è sostanzialmente innovativa. Giotto sceglie un'inquadratura decentrata per la Vergine seduta sul trono a baldacchino di indiscutibile gusto gotico e trasforma il trono in " scatola prospettica" risolvendo il problema della resa tridimensionale in modo più deciso di quanto tentò di fare Duccio, usando scorci arditissimi per le pareti laterali del trono. L'assenza di incertezze nella resa degli aspetti ci porta a datare la Maestà' degli Uffizi dopo gli affreschi di Assisi e di Padova. Tra questi particolari, caratteristici dell'arte giottesca, vi sono i vasi di rose, gigli retti dai due Angeli inginocchiati, la veste chiara della Vergine da cui traspare il florido seno, o ancora le figure dei santi, i cui corpi grazie al gioco chiaroscurale assumono un volume definito nello spazio. La Maestà' rivela il senso del nuovo realismo propugnato da Giotto. Le due figure della Vergine e del Bambino rispecchiano con la loro plasticità una mutata concezione umana, più viva, pulsante e concreta, tipica della società comunale del tempo.
Annunciazione degli Uffizi. Di Simone Martini.
Tempera su tavola, dimensioni
265x 305 cm Nelle collezioni dal 1799
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Simone ci offre qui una grande interpretazione del suo linguaggio aristocratico gotico cortese. Con un semplice gesto riesce a sintetizzare lo stato d'animo della Vergine: Maria si ritrae pudicamente e chiude il mantello con la mano destra fino a divenire quasi un'essenza incorporea ritagliata sullo sfondo oro, mossa da un sinuoso movimento di curve e contro curve.
Lo splendido vaso di gigli, simbolo mariano di purezza, Simone Martini mostra l'esigenza di rapportarsi con elementi della realtà avvicinandosi alle problematiche umanistiche avanzate da Giotto. Il vaso è descritto con grande precisione e modellato a chiaroscuro, ma è posato su un pavimento dall'effetto marmorizzato che sembra verticale. L'Angelo è appena apparso alla Madonna . L'originale mantello scozzese registra ancora il movimento dato dall'aria durante l'atterraggio ancora in movimento.L'artista riesce a creare un elegante e sofisticato arabesco facendo giocare l'aria con i tessuti del manto, ravvivando la scena con estremo senso di leggerezza e naturalezza. Il Capolavoro di Simone Martini entrò agli Uffizi per ordine del granduca di Toscana Ferdinando III di Loreto.L'Annunciazione, datata e firmata da Simone Martini e dal cognato Lippo.L'annunciazione è sublime testimonianza della cultura cosmopolita propria dell'arte senese del trecento. L'artista ha rielaborato influssi del gotico internazionale, soprattuto francese, in modo personalissimo creando una profonda armonia tra le due polarità, gotica e umanistica.
Lo splendido vaso di gigli, simbolo mariano di purezza, Simone Martini mostra l'esigenza di rapportarsi con elementi della realtà avvicinandosi alle problematiche umanistiche avanzate da Giotto. Il vaso è descritto con grande precisione e modellato a chiaroscuro, ma è posato su un pavimento dall'effetto marmorizzato che sembra verticale. L'Angelo è appena apparso alla Madonna . L'originale mantello scozzese registra ancora il movimento dato dall'aria durante l'atterraggio ancora in movimento.L'artista riesce a creare un elegante e sofisticato arabesco facendo giocare l'aria con i tessuti del manto, ravvivando la scena con estremo senso di leggerezza e naturalezza. Il Capolavoro di Simone Martini entrò agli Uffizi per ordine del granduca di Toscana Ferdinando III di Loreto.L'Annunciazione, datata e firmata da Simone Martini e dal cognato Lippo.L'annunciazione è sublime testimonianza della cultura cosmopolita propria dell'arte senese del trecento. L'artista ha rielaborato influssi del gotico internazionale, soprattuto francese, in modo personalissimo creando una profonda armonia tra le due polarità, gotica e umanistica.
olio su tavola dimensioni 104x 217
Nelle collezioni dal 1867
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La Vergine raffigurata nelle sembianze di una giovane dai lineamenti dolcissimi , alza la mano destra in segno di accettazione, consapevole delle parole che l'angelo sta per pronunciare E' la poetica leonardesca che fa rivelare ai personaggi, chiaramente i loro pensieri e i moti dell'animo.
Le ali dell'angelo, non sono stilizzate e simboliche , ma vere reali come quelle indagate da Leonardo durante i suoi numerosi, appassionati studi e osservazioni sugli uccelli, qui sono ancora aperte per indicare che l'angelo è appena venuto.
Il sarcofago introdotto come sostegno del leggio è un omaggio ai modelli di Desiderio da Settignano. Questo splendido capolavoro giovanile di Leonardo proviene dal convento di San Bartolomeo di Monteoliveto, nei pressi di Firenze Leonardo immagina l'evento dell'annunciazione immerso in una luce indefinibile, tra l'alba e tramonto, luce che addolcisce i contorni con effetto sfumato e diventerà caratteristica peculiare della pittura leonardesca. La scena rappresentata davanti a una villa toscana del quattrocento, la Vergine , vestita con abiti eleganti come una raffinatissima dama, siede di fronte al leggio, all'ingresso del palazzo. la natura avvolge nelle nebbie mattutine l'incantevole paesaggio, mentre in lontananza stupende tonalità di grigio azzurre, traspaiano le montagne rocciose. In primo piano, numerose varietà di fiori studiati da vero risaltano come un erbario sottoposto ad analisi scientifica.
Le ali dell'angelo, non sono stilizzate e simboliche , ma vere reali come quelle indagate da Leonardo durante i suoi numerosi, appassionati studi e osservazioni sugli uccelli, qui sono ancora aperte per indicare che l'angelo è appena venuto.
Il sarcofago introdotto come sostegno del leggio è un omaggio ai modelli di Desiderio da Settignano. Questo splendido capolavoro giovanile di Leonardo proviene dal convento di San Bartolomeo di Monteoliveto, nei pressi di Firenze Leonardo immagina l'evento dell'annunciazione immerso in una luce indefinibile, tra l'alba e tramonto, luce che addolcisce i contorni con effetto sfumato e diventerà caratteristica peculiare della pittura leonardesca. La scena rappresentata davanti a una villa toscana del quattrocento, la Vergine , vestita con abiti eleganti come una raffinatissima dama, siede di fronte al leggio, all'ingresso del palazzo. la natura avvolge nelle nebbie mattutine l'incantevole paesaggio, mentre in lontananza stupende tonalità di grigio azzurre, traspaiano le montagne rocciose. In primo piano, numerose varietà di fiori studiati da vero risaltano come un erbario sottoposto ad analisi scientifica.
La Calunnia Sandro Botticelli 1495 circa
tempera su tavola
Dimensioni 62x 91cm nelle collezioni dal 1773,
proveniente da palazzo Pitti.
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A destra con un mantello nero, la personificazione della penitenza si rivolge alla nuda e casta verità la quale, indicando verso l'alto, si appella alla giustizia divina.L'opera, commissionata all'artista da Antonio Segni, è ricca di contenuti allegorici e riferimenti storici e culturali. Fu compiuta in quel periodo caratterizzato da una grande crisi di valori in cui emerse, a censura e richiamo, la voce del frate domenicano Gerolamo Savanarola. Quest'opera di Botticelli è esempio emblematico del clima culturale contemporaneo.
Tondo Doni Michelangelo 1506 circa
Tecnica resina e tempera su tavola..
diametro 120 cm. Nelle collezioni dal 1635.
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L'opera, è l'unico dipinto del maestro rimasto a Firenze. Eseguito dopo il tondo Pitti, del museo nazionale del Bargello di Firenze Dipinto per il mercante fiorentino Agnolo Doni e sua moglie Maddalena Strozzi, forse per la nascita della figlia Maria, avvenuta l'8 Settembre 1507, rimase nella loro abitazione fino al 1591 Ignoto è il significato dell'opera, ma i riferimenti alla nascita di Gesù e al battesimo sembrano confermare l'ipotesi di un dono per la nascita dell'erede. La cornice, si pensa disegnata dallo stesso artista, fu forse intagliata da Marco e Francesco del Tasso mentre le cinque teste sono attribuite a Baccio di Montelupo. Le figure della Sacra Famiglia, sono risolte in una composizione a serpentina con movimento rotatorio. Il nudo dietro San Giuseppe è ispirato alla scultura ellenistica del Lacoonte disotterrata a Roma nel 1506.
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Immagini da Google,
notizie dal libro
stella ha detto...
Rosy, silenzio e commozione mi pervadono...
29 aprile 2009 20.21
Marianna ha detto...
ho i brividi per tal bellezza
29 aprile 2009 20.44
Annarita ha detto...
Bravissima rosy. Ti sei superata:)Adesso è tutto pronto;)Bacioniannarita:)
29 aprile 2009 20.52
Janas ha detto...
Mi hai fatto rivivere l'emozione grande che ho provato la prima volta che sono entrata agli Uffizi. Non la dimenticherò mai.Quando mi sono trovata davanti alle tre Maestà... mamma mia, che faccia che ho fatto e solo se ci penso mi viene l'espressione da baccalà!Un bacio a te! ciao
29 aprile 2009 21.20
Arianna ha detto...
Sono stata agli Uffizi circa vent'anni fa...ricordo tutto quello che hai postato! A proposito, a lato del blog c'è un'opera di Batoni, di cui c'è la mostra a Lucca fino al 3 maggio; naturalmente ci sono andata...ciao, Arianna!
29 aprile 2009 21.47
Angelo azzurro ha detto...
E' sempre un piacere passare di qua: quante opere meravigliose da gustare!
29 aprile 2009 21.57
Ragazze scusatemi ma non so cosa è successo, i miei commenti si erano bloccati. Ho dovuto rifare un nuovo post, adesso va tutto bene. Ho salvato i vostri commenti sul post.
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rosy ha detto...
RispondiEliminaStella: hai ragione, trovarsi dinanzi a tanta bellezza l'animo si cuommove.
Bacio.
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Marianna: anche io nel fare il post, non ti nascondo che restavo li ad ammirare e quanti pensieri il mio cuore raccoglieva, tuti belli e dolci.
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Annarita: grazie, si forse è come dici tu mi sono superata, dico forse...perchè nel primo solommagini, c'erano post meravigliosi.Un bacione.
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Janas: sono contenta che questo post ti ha ricordato l'emozione che hai provato. Immagino da vicino cosa devono essere queste opere...ma, verrà anche per me il giorno che varcherò gli Uffizi...verrà deve venire.
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Arianna: si, batoni, bello, arriveremo anche a lui. Cara Arianna, tu conosci il mio primo soloimmagini, ne dovetti fare due, perchè diventò troppo pesante il blog...credo che anche qui finirà cosi, conto di arrivare almeno a cento, post blog permettendo.Ciao
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Angelo Azzurro:grazie, sono contenta che questo tuo passaggio su soloimmagini ti allieti
Bacioni.
Arrivo qui dal blog di Annarita, e come al solito ci segnala sempre blog meravigliosi, la tua passione per l'arte è ammirevole, avrei detto che tu fossi un'esperta d'arte!
RispondiEliminaPiacere di averti conosciuta, roberta e a presto.
Complimenti per il tuo sito, Rosy, e grazie perché hai deciso di condividere con noi la tua "arricchente" passione, non ti nascondo che sono uno dei molti che faticano ad ammirare l'arte, e credo sia un grosso limite.
RispondiEliminaSolitamente mi appoggio a chi, come te, cerca di trasmetterla ad altri.
Ottimo lavoro, grazie.
A presto
Meraviglioso! Rosy gli Uffizi è una galleria che amo immensamente; ogni volta che Saverio ed io si va a Firenze, a trovare nostro figlio, ci diciamo di tornarci e poi..resta un desiderio pio! ma ci torneremo( anche per sentirci proiettati a 31 anni fa, sposini novelli che ci immergevamo o insieme dentro quella meraviglia) e devo ancora vedere la Galleria Vasariana.
RispondiEliminaGrazie di questo bellissimo post.
Un bacione.
Splendido blog e splendido post questo specifico. Ogni tanto mi regalo un pomeriggio a Firenze in periodo di bassa stagione proprio per regalarmi un giro nei musei (e gli uffizi sono fra i miei preferiti). Il materiale è bello ed emozionante,ma saperlo mettere insieme nel modo magistrale che sai è un dono raro!
RispondiEliminaun abbraccio grato per le belle emozioni
Splendido blog e splendido post questo specifico. Ogni tanto mi regalo un pomeriggio a Firenze in periodo di bassa stagione proprio per regalarmi un giro nei musei (e gli uffizi sono fra i miei preferiti). Il materiale è bello ed emozionante,ma saperlo mettere insieme nel modo magistrale che sai è un dono raro!
RispondiEliminaun abbraccio grato per le belle emozioni
"Soloimmagini" ringrazia a tutti di vero cuore.
RispondiEliminaSono contenta che il mio blog, vi è piaciuto.
Passerò a salutarvi al più presto.
Sono nonna e oggi avrò i bambini con me, mi sarà difficile accostarmi al pc, ma presto verrò a leggervi.
Auguro una buona settimana a tutti voi
Vi abbraccio. rosy.
Gturs: ringrazio di cuore Annarita e grazie a lei ho conosciuto anche te.
RispondiEliminaNon sono un'esperta d'arte, ma ho imparato ad'amarla piano, piano.
Ciao, e grazie!
Paola, vedrai che prima o poi tu e Saverio ci ritornerete...
RispondiEliminaCi andremo insieme!
Un bacione.
Leo, beato te che ogni tanto ti regali un pomeriggio agli Uffizi.
RispondiEliminaSai che bello! il giorno che ci andrò...perchè ci andrò.. immagino l'emozione che proverò, dopo aver postato tanti artisti e letto di loro tante cose.
Ciao e grazie.
Grazie Rosy, non meritavo tanto. Comunque grazie. Vedo che Soloimmagini continua nel migliore dei modi. Mi fa molto piacere. Davvero un ottimo lavoro. Ciao. yuk.
RispondiEliminaYuk, che gioia il tuo passaggio su soloimmagini, ti devo molto.
RispondiEliminaTu, mi hai insegnato ad amare l'arte, finchè ce la farò soloimmagini continuerà sempre.Il post degli Uffizi, lo feci pensando a te, non sapevo se spedirtelo ma poi mi son detta...è giusto che yuk la veda...ricordo il tuo primo commento, mi arrivò una seram su Artemisia...vedi che ricordo tutto!
Pensa che soloimmagini sta nella vetrinetta d'onore di Annarita.
Buona giornata yuk. un bacio.Come va il ginocchio?
Sempre delicatissima nelle scelte musicali che accompagnano le immagini. Mi emoziona ancora guardare le immagini degli Uffizi, nonostante ci sia stata molte volte. Sono posti sacri, templi suggestivi che ci connettono all'infinito. Baci!
RispondiEliminaCara dautretemp, mai stata agli Uffizi, ma ci andrò forse questa estate se tutto va bene.
RispondiEliminaGrazie per la musica e del passaggio
Bacioni.