Per conservare vivi e funzionanti i nostri rapporti con gli antichi maestri, in ultima analisi, è necessario forzarli. Questa lucida affermazione di Francis Haskell ci ricorda quanto sia difficile, per la storia dell'arte come disciplina scientifica, tenere in vera tensione il dialogo personale, intellettuale ed emotivo con le opere d'arte del passato.Anche per questo è importante ricordare che le più penetranti, pur se spesso le più forzate, interpretazioni di un artista sono state elaborate da altri artisti.

venerdì 6 gennaio 2012

Un approccio all'Arte Islamica.

Razionalità, bellezza e fede.
Taj Mahal
Patrimonio dell'umanità

Sublime mausoleo di epoca moghul è l’emblema stesso dell’India. In molti hanno cercato di cogliere la bellezza con le parole – “una lacrima sul volto dell’eternità” secondo il poeta indiano Rabindranath Tagore, “l’incarnazione di ogni purezza” secondo lo scrittore britannico, indiano di nascita, Rudyard Kipling. ( immagine dalla rete)



L'Islam è una religione da un monoteismo rigoroso, che ha dato vita a una civiltà e a una cultura in cui spirituale e temporale sono indissolubilmente fusi.


La sua visione del mondo è rimasta fedele allo spirito originario, nonostante le specificità storiche, culturali e razziali delle genti che nel tempo vi hanno aderito.


Non esiste altra autorità temporale se non quella di Dio attraverso il Corano. Il califfo è il vicario di Dio in terra, non è un re, non ha alcun potere di legiferare in materia di cose spirituali e non è signore di beni temporali.


Nel giro brevissimo di anni dalla morte di Maometto (632) gli eserciti islamici composti da arabi sono sempre più numerosi, che aderiscono a questa trascinante ideologia, conquistano gli sterminati territori che avevano visto fiorire la civiltà greco-romana e quindi giudaico-cristiana a Occidente e in Asia centrale conseguendo uno straordinario successo.


Dal punto di vista dell'espressione artistica e architettonica il mondo islamico assimila esperienze,energie creative , tecniche e forme artistiche dei popoli assoggettati, straordinariamente ricche e differenziate, per rifonderle in un'esperienza del tutto nuova e autenticamente originale: lo scopo dell'opera  del vero credente consiste nell'esaltare la parola "calata" da Dio sugli uomini tramite il Corano.

Le prime forme dell'arte architettoniche islamica si trovano nei primi paesi conquistati: Palestina, Siria, Mesopotamia, Egitto e Tunisia, e risentono della fortissima tradizione greca, cioè ellenistico-bizantina e quindi cristiana a sua volta condizionata dal rapporto con le vicende espressive del mondo.
  

La definizione di arte, e a maggior ragione di arte specificamente islamica, come attività umana volta a creare opere inerenti l'esperienza umana e una peculiare e individuale visione del mondo, cui si riconosce un valore estetico,  spirituale e universale.


Ogni espessione dell'arte islamica e a maggior ragione l'architettura, è eminentemente simbolica e si presta a più livelli di lettura e utilizzo: da quello pratico del semplice fedele che necessita di un luogo per il culto a quello del grande , che attraverso il mecenatismo afferma la suo potenza e si garantisce la riconoscenza dei fruitori; a quello mistico, del filosofo e /o teologo, che vi trova espressi i piu profondi principi della sua fede.



"Gli infiniti percorsi geometrici sono il cammino che conduce a Dio"

L'arte islamica ha elaborato un complesso sistema espressivo che nel suo spirito, è significante e "antidecorativo". La simmetria, cioè l'esatta ripetibilità  di un disegno geometrico all'interno di un cerchio, è uno dei principali fondamentali dell'arte islamica.Motivi, apparentamente superficiali e decorativi e spesso ripetuti all'infinito, dove il rigore geometrico si sposa alla qualità dei materiali e alla sostanza della luce,
il tentativo di accompagnare il fruitore in una sorta di silente percorso verso quella che per un fedele è la la più profonda forma di conoscenza: quella del mistero del divino.


Mausoleo di Arslàn Jarib,cupola con mattoni a spine di pesce e oculo centrale,1028,Sanghast, Iran.
Sangbast, Iran.


Intorno ai simboli riscontrabili nelle figure geometriche i mistici islamici hanno elaborato numerose teorie, a volte  macchinose a volte di limpida cristallinità. In ogni caso la manifestazione della forma è vista come riflesso della perfezione del divino, e la comprensione della sua struttura è vista come riflesso della perfezione della Creazione.
Le forme dell'intreccio geometrico sono la struttura di base di quasi tutta l'arte islamica.




Un disegno rigoroso e sostanziato alla fine del percorso è l'intuizione poetica (o mistica) che coglie il senso più profondo dell'ordine delle cose, dando forma visibile all'invisibile.


La cupola del Mausoleo iraniano ci offre uno splendido esempio: la semplicissima disposizione dei mattoni, posti di taglio a spina di pesce con poco legante, esalta l'occhio di luce che si espande con mistica dolcezza a illuminare l'ambiente sottostante. Nel caso delle finestre (seconda immagine a destra) dove la luce che si espande è filtrata da una grata, questo fenomeno è enfatizzato: è la regolarità della concezione geometrica a dare un disegno significativo alla luce, svegliandone l'intimo arcano, come ben riconoscibile negli esempi originali superstiti della moschea Ibn al Cairo (Egitto) dove le forme geometriche mirano a rendere intelligibile quanto sta al di là dell'umanamente conoscibile.



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Fatehpur Sikri.
iniziata nel 1571.
Uttar - Pradesh. India.
Qui L'imperatore moghul Akbar fuse elementi architettonici hindu  e islamici, esaltando una dimensione leggera e orizzontale, permeabile all'aria e ricca di felici asimmetrie.(immagine dalla rete)


 Tra i rari esempi di strutture di questo tipo, sopravvissute in buono stato di conservazione, va annoverato l'eccezionale complesso realizzato dall'imperatore moghul Akabar. L'amzizioso progetto, che fonde elementi architettonici hindu e islamici, giunge a un'inedita, sapiente sintesi e riesce a tradurre nella calda tonalità della pietra locale le suggestioni del giardino.
Al centro una piattaforma appena sporgente dall'aqcua, raggiungibile grazie a quattro sottili passerelle sospese sullo specchio che ripetono invertendone la sostanza, il concetto dei quattro fiumi del paradiso del chahar bag. Al centro ovviamente ,  si trova il seggio di Akabar.
L'ebbrezza di camminare tra il cielo e la propria immagine crea una suggestione di rara intensità e forte senso lirico religioso.


Il giardino, luogo eletto di piacere in terra e metafora del Paradiso.



Scuola Moghul,

Il giardino di un harem, proveniente da Faizabad, XVIII secolo circa, Copenaghen,
collezione David.


Il giardino del palazo che sembra estendersi fino all'orizzonte, dove si vedono cavalli correre sull'acqua ed eserciti schierati, è una sensuale metafora del paradiso, pronto ad accogliere il credente e ad avvolgerlo tra le seduzioni dei suoi piaceri.L'opera Sif laila wa laila, nota in occidente come Le mille e una notte, è senza dubbio la più celebre della letteratura araba nel mondo occidentale.
Nelle mille e una notte si trova una descrizione delle meraviglie dei giardini abbasidi rimasta celebre: "Ali- Nour aveva visto a Bassorah dei gran bei giardini, ma non ne aveva mai sognati di simili a questo.


"La grande porta era formata da arcate sovrapposte con il miglior effetto, e coperte di viti rampicanti che lasciavano pendere pesantemente dei magnifici grappoli gli uni rossi come pietre di rubino, gli altro neri come l'ebano. Il viale in cui penetrarono era ombreggiato da alberi che si piegavano sotto il peso dei frutti maturi. Sui rami gli uccelli cinguettavano nella loro lingua dei motivi aerei.
L'usignolo modulava le sue arie. la tortorella tubava la sua pena d'amore, il merlo fischiava col suo fischio umano, il piccione dal collare rispondeva come inebriato da liquori forti. Là ogni albero da frutto era rappresentato dalle sue migliori qualità: c'erano albicocchi con dei frutti a mandorle dolce e dei frutti a mandorla amara, c'erano anche albicolche del Khorasan; dei pruni dai frutti color di belle labbra, mirabelle dolci da incantare; fichi rossi, fichi bianchi, fichi verdi dall'aspetto mirabile.
Quanto ai fiori erano come le perle e il corallo; le rose erano più belle delle guance delle più belle; le violette erano scure come la fiamma dello zolfo bruciato; c'erano i bianchi fiori del mirto; c'erano le violaciocche e viole, lavanda e anemoni. Tutte le loro corolle si adornavano delle lacrime delle nuvole, e la camomilla sorrideva con tutti i suoi denti al narciso, e il narciso guardava la rosa con occhi profondi e neri. Il cedro era come la coppa senza manico nè collo, i limoni pendevano come bolle d'oro. Tutta la terra era tappezzata di fiori dai mille colori, perchè la primavera regnava e dominava tutto il boschetto; perchè i fiumi fecondi si gonfiavano e le sorgenti tintinnavano, e gli uccelli parlavano e si ascoltavano, perchè la brezza cantava come un flauto, lo zeffiro le rispondeva con dolcezza, e l'aria risuonava di grande gioia!" ( Bellissimo)!


Il giardino di Harun al-Rashid non è mai esistito, si tratta di un'iperbole letteraria, ma non tutto è poesia e immaginazione. Questa descrizione corrisponde a quella di tanti giardini sparsi nel dar al-islam da Samara a Granada, Lahore, Isfahan, e testimonia un atteggiamento verso il Paradiso vegetale comune a tutto il mondo islamico, un atteggiamento portato a enfatizzare le meraviglie della natura chiusa fra quattro mura, domata dalle cure sapienti dell'uomo e contrapposta al mondo ostile esterno.


Notizie e immagini dal libro..La Storia  dell'Arte

(Avviso per i "naviganti". Visto che la settimana prossima  non so se  posso essere qui. Butto "l'ancora"  nell'Islam.  Sono le 3.18. Ora ho finito e posto. Vi abbraccio e vi auguro buona domenica e buona settimana. Se non dovessimo sentirci, pensatemi un tantino, ci conto.   Abbraccio  e  bacio circolare). 
Siamo arrivati alle 3.41





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