Per conservare vivi e funzionanti i nostri rapporti con gli antichi maestri, in ultima analisi, è necessario forzarli. Questa lucida affermazione di Francis Haskell ci ricorda quanto sia difficile, per la storia dell'arte come disciplina scientifica, tenere in vera tensione il dialogo personale, intellettuale ed emotivo con le opere d'arte del passato.Anche per questo è importante ricordare che le più penetranti, pur se spesso le più forzate, interpretazioni di un artista sono state elaborate da altri artisti.

domenica 16 novembre 2008

Diego Velàzquez

Diego Velàzquez de Silva nacque a Siviglia nella prima settimana del giugno 1599: in quel momento il giovane Rubens stava per arrivare in Italia, Caravaggio firmava il contratto per le tele laterali della cappella Contarelli e Gian Lorenzo Bernini aveva appena sei mesi. L'andalusia sembrava molto lontana da tutto questo, e nulla poteva far intuire che proprio lì era venuto al mondo uno dei massimi artisti della storia europea.





Ritratto di Innocenzo decimo 1650,  Roma, Galleria Doria pamphilj.
Velàzquez ritrasse Innocenzo decimo  nella primavera del 1650.
In questa opera, sembra che l'artista sia riuscito a mettere insieme Raffaello, Tiziano,  e la natura. Vediamo che il Pontefice ha nelle mani una  lettera di presentazione che Velàzquez gli ha appena fatto porgere, e, dopo averla scorsa velocemente, lo guarda dritto nelli occhi senza dir niente, ma studiandolo freddamente nell'attesa di farsi dipingere da lui. Noi a distanza di anni osservando
questo dipinto diventiamo spettatori diretti di quel momento fatale di oltre trecentocinquanta anni fa.

Apollo nella fucina di vulcano 1630, Madrid, Museo del Prado
Apollo mette a parte vulcano della relazione che la moglie Venere intrattiene con Marte.

Ritratto del cervo.
Questo quadro stupendo non può essere bizzarramente battezzato ritratto di un cervo: perchè se il cielo sembra uscito dal Bassano più sereno e la pelliccia conosce trapassi di colore luminoso da ricordare Paolo Veronese, l'intensità, l'individualità e, direi, l'umanità dell'animale parlano ancora una nitidezza di sguardo tutta caravaggesca, e tengono assai di più del ritratto che della pittura di genere.
Diego intorno al 1621 ultimava il suo primo capolavoro il cosiddetto Acquaiolo di Siviglia.
Il dipinto appartiene al genere bodegòn (la versione spagnola di quel filone della pittura europea che, a cavallo tra Cinque e seicento, ritraeva uomini e donne di umile condizione sociale.
Le figure umane hanno in questo dipinto una monumentalità che ben si adatterebbe ai santi di pala d'altare, e il venditore d'cqua porge il bicchiere con la gravità ieratica di un sacerdote che alzi il calice della messa, E' la luce, inequivocabilmente caravaggesca, che cava i corpi nell'oscurità e li scolpisce con nitore oggettivante. Uno dei dati più affascinanti di quest'opera è l'equazione tra gli uomini e gli oggetti, tutti egualmente sottoposti all'incidenza del lume, tutti egualmente protagonisti del dipinto.
Il dipinto si trova a Londra al Museo di Wellington.


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