Per conservare vivi e funzionanti i nostri rapporti con gli antichi maestri, in ultima analisi, è necessario forzarli. Questa lucida affermazione di Francis Haskell ci ricorda quanto sia difficile, per la storia dell'arte come disciplina scientifica, tenere in vera tensione il dialogo personale, intellettuale ed emotivo con le opere d'arte del passato.Anche per questo è importante ricordare che le più penetranti, pur se spesso le più forzate, interpretazioni di un artista sono state elaborate da altri artisti.

sabato 23 maggio 2009

Leonardo da Vinci-



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Barbatelli trova il primo autoritratto di Leonardo da Vinci

Mercoledì, 28 Gennaio, 2009

Era stato identificato come Galileo Galilei ma potrebbe essere l’autoritratto più antico di Leonardo. A fare la sensazionale scoperta in una collezione privata in Campania è stato Nicola Barbatelli, ricercatore dell’O.S.M.T.J., nel corso di un’indagine affidatagli dallo stesso Ordine sulla presenza di templari in Lucania. Tutto è cominciato 5 anni fa in Basilicata, dove Barbatelli stava effettuando ricerche su una famiglia nobile di Acerenza, che lo ha portato a individuare conferme della presenza di confraternite di dottrina pitagorica, come le tele di Antonio Stabile. Queste lo hanno condotto al dipinto. «Ho capito subito che non era Galileo – dice Barbatelli – postura del soggetto, stile e tecnica rimandavano all’autoritratto leonardesco degli Uffizi. Questo, però, sembrava antecedente, il soggetto è più giovane di vent’anni. Esami in laboratorio hanno attestato che il dipinto è più antico di quello di Firenze. Ma siamo solo agli inizi, l’attribuzione non è certa e passa per vari esami». Ora allo studio di Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci, il dipinto è stato concesso in comodato al Comune di Vaglio. La presenza di Leonardo in Lucania sarebbe confermata da Vasari. Per l’attribuzione ufficiale occorre aspettare ancora, ma gli esperti escludono possa trattarsi di una copia.Continua

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ROMA (1 marzo) - Piero Angela, conduttore del programma Ulisse, ha scoperto un autoritratto di Leonardo da Vinci. È la seconda scoperta del grande genio di Vinci a distanza di poche settimane. Nei giorni scorsi, infatti, scoperto in Lucania, ad Acerenza, da Nicola Barbatelli, studioso di storia medievale, un inedito Ritratto raffigurante Leonardo. È un olio su tavola di cm 60x44 per il quale è stata inizialmente ipotizzata una datazione al XVI secolo (fino a parlare di un autoritratto, o di un'altra opera di Cristofano dell'Altissimo, autore di un "Profilo di Leonardo" che si conserva agli Uffizi, olio su tavola, cm 60x45). L'opera è stata poi affidata, per essere studiata ed esposta, ad Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci, che ha reso nota la scoperta e che, dal 1980, ha compiuto ricerche sul tema dei ritratti di Leonardo e della sua presenza e dei suoi echi nell'Italia meridionale, giungendo a molte riscoperte.Ulisse




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Il percorso pittorico di Leonardo da Vinci, si snoda lungo lungo l'arco di quasi cinquant'anni, sullo sfondo di contesti storico- culturale molto diversi.Alle opere di Leonardo, si intrecciano quelle degli allievi e dei seguaci lombardi,organizzate secondo un criterio che vuole dare conto, al di là del dato temporale esercitato dalla produzione del maestro, su cui si catalizza l'attenzione di artisti appartenenti a generazione diverse, che danno vita a risultati diversificati sul piano linguistico pur nella condivisione di un unico e altissimo modello di riferimento.
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Leonardo da Vinci
1452 - 1519
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Anche se la pittura non costitui l'occupazione principale di Leonardo la ragione prima del suo successo. Per quanto si sia solito pensare a Leonardo come ad una personalità eminentemente fiorentina-e sia indubbio che la presenza toscana dell'artista e delle sue opere abbia molto contribuito, seppure attraverso percorsi non sempre lineari, alla crescita dei grandi maestri del Cinquecento-fu Milano, dove l'artista trascorse la maggior parte dei suoi anni.

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Autoritratto, ca 1513, Torino, Biblioteca Reale
Eppure, a fronte di un cammino tanto ricco e vario assai poche sono le pitture portate a termine: alcune rimasero incompiute, altre non vennero mai consegnate ai committenti, altre restarono in possesso dell'artista che continuò a porvi mano in modo lento e discontinuo fino alla morte.Leonardo, com'è noto, non fu arista di professione bensì uomo di scienza e genio universale. Leonardo in campo artistico: a lui si deve l'invenzione di soluzioni figurative davvero innovative tanto nell'impostazione della pala d'altare, con le figure disancorate dai consueti partiti architettonici ed inserire entro un ambiente naturale, quanto di seducente introspezione psicologica data al ritratto di corte.

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La posa della Leda inginocchiata, che
Leonardo sviluppa in due disegni conservati a
Chatsworth e a Rotterdm,datati tra 1504 e il 1505,
si presta assai bene allo studio di forme sinuose e complicate.
La tecnica disegnativa adottata, a penna e inchiostro bruno
su una base a gesso nero.
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Leda- (copia di Leonardo)
1505-10 circa. Firenze Galleria degli Uffizi
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Giampietrino (Allievo di Leonardo)
Leda con i figli 1515 circa kassel, staaliche
Museen Gemàldegalerie Alte Meister
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Gli studi grafici elaborati sul tema della Leda inginocchiata furono portati da Leonardo a Milano:prova certa è offerta dalla Leda con i figli di Giampietrino, libera reiterpretazione del modello leonardesco
I Leonardesci- Inizialmente nella cerchia assai ristretta degli allievi (Giovanni Antonio Boltraffio, Marco d'Oggiono,, Francesco Napoletano) Alla fine del Quattrocento. dopo la partenza di Leonardo da Milano, il richiamo delle sue opere divenne calamitante, tra l'ambito milanese e quello veneto per alcune personalità ( Andrea Solario, Giovanni Agostino da Lodi), i pittori della nuova e giovane generazione (Cesare da Sesto,Giampietrino, Bernadino, Luini): quest'ultimi innestarono la lezione Leonardesca, vivificata poi dalla rinnovata presenza del maestro in Lombardia, con i nuovi stimoli provenienti dalla cultura centro italiana pervenendo a risultati diversificati sul piano linguistico, ma accomunati dalla condivisione di un unico e altissimo modello di riferimento.


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Firenze, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi.

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Londra British Museum-Department-
of Prints and Drawings, nv.1860
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Londra Museum departiment of Prints
and Drawings-1856
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La folta serie di disegni a penna dedicata al tema singolare della Madonna con il bambino che stringe un gatto rivela assai bene l'assoluta novità dello stile grafico di Leonardo, caratterizzato da un segno rapido e sommario volto a evocare, più che a definire, le immagini sono suscettibili a continue correzioni. Nel primo disegno la Vergine è ritratta a tre quarti mentre trattiene, afferrandolo per una gamba, il bambino che, disteso su un trespolo, si protende pericolosamente dalla parte opposta verso il gatto che cerca di svincolarsi dalla presa; la decisa torsione del busto è conclusa dalla opposta rotazione della testa verso la madre, quasi a volerla interrogare sul motivo di quel gesto coercitivo.

I disegni si moltiplicano e Leonardo sembra inseguire con grande libertà la sua immaginazione, appuntando le diverse soluzioni possibili. Viene qui inoltre alla luce un pensiero nuovo, quello della Vergine che allatta il bambino. Non si sa se questa serie di studi per la Madonna del gatto sia mai approdata a una versione dipinta, o almeno, pare che da questa serie di dipinti in realtà costituissero il primo passo nell'elaborazione della Madonna Benois, dove il motivo del gatto sarebbe stato sostituito con quello del fiore stretto tra le mani della madre, verso cui il bambino si protende. L'intera serie di questi studi risulta molto vicina per una prima idea compositiva proprio per la Madonna Benois.
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Madonna col Bambino Leonardo da Vinci,(Madonna Benois)
1478-1482 olio su tavola , 48 × 31 cm San Pietroburgo, Museo dell'Ermitage
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Il dipinto, sulla cui provenienza si hanno notizie molto incerte, prende il nome dalla famiglia che ne fu a lungo proprietario nell'Ottocento e che lo vendette nel 1914 al museo russo. Stretta è la parentela che questo disegno dichiara , sia nello stesso grafico con gli studi per la Madonna del gatto, che tennero occupata la mente dell'artista negli ultimi anni del soggiorno fiorentino,venendo tra l'altro a dare conferma della datazione alta generalmente accolta per il dipinto.
Evidente la scarto che la Madonna Benois rivela rispetto alle versioni del tema.
Il dipinto presenta importanti novità anche sotto il profilo compositivo, le due figure sono saldamente unite,al centro del dipinto i nodi più significativi sono:l'incontro con le mani e quello delle teste.


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Madonna con il Bambino,San Giovanni e un Angelo(Vergine delle rocce)
1490-circa-Londra National Gallery


Il dipinto costituiva lo scomparto dell'ancona lignea commissionata dalla confraternita dell'Immacolata Concezione per la propria cappella in san Francesco a Milano. Vi rimase fino agli anni ottanta del settecento.Dopo alcuni passaggi nel collezionismo inglese, giunse nel 1880 nella sede attuale. Esiste una documentazione archivistica molto complessa relativa a questa ancona. Le figure di questo dipinto son disposte secondo uno schema piramidale che trova il suo vertice nella Vergine, si assestano sul primo piano e assumono un grande risalto plastico

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emergendo dalla cavità rocciosa che rimane sconfinata nel fondo.Una luce fredda e lunare si distende come un manto sulle forme, conferendo al gruppo delle figure una volumetria statuaria e solenne

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Sulla destra disegno -Particolare
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L'opera fu terminata solo dopo il 1506, data del rientro di Leonardo in Lombardia, e che si sarebbe anche avvalso della collaborazione di Ambrogio de Predis. Ambrogio de Predis avrebbe poi eseguito una delle due tavole con angeli musici che affiancavano la Vergine delle rocce, quella con L'Angelo in rosso, suonatore di liuto, in cui non si ravvisa alcun riflesso della maniera leonardesca. L'altra tavola con l'Angelo in verde, suonatore di viola è invece fortemente improntata al linguaggio leonardesco, (alcuni studiosi la ricollegano ad un allievo del maestro Francesco Napoletano).

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Madonna con il Bambino, san Giovannino e un angelo (Vergine delle rocce) Parigi, Musèe de Louvre.1483-1485- circa
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La prima documentata presenza nelle collezioni reali francesi risale al 1625,quando Cassiano del Pozzo lo vide a Fontanebleau nella galleria delle pitture.Ancora non è stato chiarito come il dipinto giunse in Francia, tra le ipotesi più accreditate vi è quella che sia stato sequestrato dai francesi in seguito all'invasione di Milano ( dal sovrano Luigi XII nel 1499, oppure che sia stato donato da Ludovico il Moro all'imperatore Massimiliano in occasione del matrimonio con la nipote Bianca Maria Sforza nel 1493. Sembra comunque che si trovasse in Francia già nel secondo decennio del Cinquecento La vergine delle rocce francese è un'opera fortemente legata all'esperienza fiorentina di Leonardo. Il dipinto trae ispirazione dall'episodio, tramandato dai Vangeli apocrifi, secondo cui la sacra famiglia, durante la fuga in Egitto, avrebbe cercato rifugio in una grotta dove avrebbe ricevuto la visita di San Giovannino, rimasto orfano dopo la morte di Elisabetta. Centrale risulta infatti nel dipinto francese la figura del san Giovannino su cui converge l'attenzione dei partecipanti alla scena sacra: additato dall'angelo che rivolge lo sguardo allo spettatore, è ritratto in atteggiamento adorante inginocchiato accanto alla Vergine, che lo protegge accogliendolo nel suo manto, allusione alla fragilità del genere umano bisognoso della protezione divina Al di là dell'enfasi messa sulla figura del San Giovannino,

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la pala si pone in diretta continuità con l'esperienza maturata da Leonardo negli anni fiorentini. Lo si legge chiaramente nella soluzione compositiva adottata, con le figure collocate sull'asse diagonale, suggerito dall'indice puntato dall'angelo e accolte e quasi risucchiate entro lo spazio umido e suggestivo della grotta, pervasa da una penombra crepitante di effetti luministici.


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Ritratto di musico-1488-1490 Milano Pinacoteca Ambrosiana

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Si ritiene che il dipinto non abbia fatto parte del nucleo di opere donate nel 1618 dal cardinale Federico Borromeo all'ambrosiana, dato che risulta registrato per la prima volta solo nel 1671, da Agostino Santagostino che lo elenca come "ritratto di un dottore", opera di Leonardo.Solo in seguito al restauro condotto nel 1905 da Luigi Cavanaghi, che ha portato alla luce il particolare della mano con il cartiglio musicale, occultato da una ridipintura. (Dipinto ritenuto in collaborazione con Ambrogio de Predis), che risulta non finito in alcune parti del busto (la casacca ad esempio è rimasta ferma alla preparazione rossastra?, il volto viene fatto emergere con deciso vigore plastico dal fondo scuro, e nell'intensa caratterizzazione espressiva del personaggio effigiato. Il dipinto leonardesco manca di quell'astrattezza nella resa del volume e della luce che distingue le opere del maestro. Vi è invece un senso più naturalistico nel descrivere la potente struttura del volto che, nella forte accettuazione anatomica, rivela la precisione degli studi scientifici condotti da Leonardo


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La Belle Ferronnière Leonardo da Vinci,
1490-1495 olio su tavola , 63 × 45 cm Parigi,
Musée du Louvre
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Nella Belle Ferronière, l'artista porta a pieno compimento quanto precedentemente sperimentato in campo ritrattistico, riuscendo a cogliere con grande naturalezza e apparente disinvoltura l'attimo in cui la figura femminile ruota la testa verso lo spettatore e volge quasi impercettibilmente lo sguardo alla sua sinistra, come attratta da una voce fuori campo, senza per questo rinunciare alla sua salda impostazione nello spazio. L'assenza delle mani, nascoste dal parapetto, porta a concentrare l'attenzione sul viso e sugli occhi della modella, che catturano lo sguardo con forza ipnotica. Il grande fascino del dipinto è affidato al magistrale uso della luce, e nel modo di rischiarare l'ombra del collo con un riverbero di luce che sembra emanare dalle parti dorate della collana. l'artista rivela una grande maestria, derivata in parte dagli studi condotti proprio in quegli stessi anni sull'ottica e sulla rifrazione della luce nel manoscritto C dell'Institut de France, risalente al 1490 circa.


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La dama con l'ermellino Leonardo da Vinci,1488-1490 olio su tavola , 54,8 × 40,3 cm Cracovia, Czartoryski Muzeum

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Si ritiene che la dama qui ritratta sia identificata in Cecilia Gallerani, amante di Ludovico Sforza. Alla sua identità alluderebbe in chiave simbolica l'ermellino che tiene in grembo:riecheggia infatti il cognome della donna e la bestiola usata frequentemente come emblema di Ludovico. Grande evidenza è data all'ermellino nel dipinto, la sua perfetta conformazione cranica, la morbida consistenza della, pelliccia, il verso in cui è orientato il pelo.Nessuno tranne Leonardo, avrebbe saputo tredurre in termini visivi le caratteristiche fisiche e istintuali dell'animaletto predatore, cosi vigile e pronto a cacciare la preda, pur nella sua araldica dignità La posizione sinuosa dell'ermeldino esalta, in forma epigrammatica l'intera composizione.
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Ultima cena Leonardo da Vinci, 1495-1498 tempera e olio su gesso , 460 × 880 cm Milano, chiesa di Santa Maria delle Grazie
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Lo stretto controllo esercitato da Ludovico Sforza nel corso degli anni Novanta sul complesso domenicano di Santa Maria delle Grazie-dove per suo volere, a partire dal 1492, venne iniziata la costruzione di una nuova tribuna, su un disegno di Bramante, destinata a mausoleo ducale in cui avrebbero trovato sepoltura il duca e la moglie e la presenza delle





insegne ducali del Moro nella lunetta centrale sovrastante l'Ultima Cena ( le lunette furono riscoperte solo nel 1854), rendono assai probabile che la commissione a Leonardo della grandiosa pittura murale del refettorio, per quanto non documentata, fosse venuta da Luovico il Moro. Una conferma di ciò pare giungere da una lettera indirizzata il 29 Giugno 1497 al segretario Marchesino stanga in cui il Moro chiede di sollecitare Leonardo perchè finisca l'opera del refettorio.

Molte sono le testimonianze del rapido degrado cui andò incontro il soggetto dipinto nei decenni immediatamente successivi alla sua realizzazione, in parte dovuto alla tecnica di Leonardo che anzichè adottare quella del -buon fresco- che necessitava di tempi di esecuzione più rapidi, preferi impiegare una tempera arricchita da velature ad olio





L'immagine del Cenacolo si presenta fortemente condizionata dai molti restauri cui l'opera è stata sottoposta ( almeno otto quelli documentati compreso l'ultimo durato oltre vent'anni a partire dal 1977 al 1999) e che ne hanno mutato in parte l'originale. Sopratutto le teste subirono pesanti rimaneggiamenti nell'impostazione e nell'intensità espressiva. Una conferma viene dal confronto tra le teste degli apostoli dipinte e disegnate a matita e pastelli colorati a grandezza naturale in alcuni fogli conservati a Strasburgo.


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Nella grande pittura murale la costruzione prospettica dipinta, spoglia e austera continua e amplia illusionisticamente le strutture architettoniche reali e guida verso la veduta luminosa che si scorge oltre le aperture del fondo; la luce studiata in funzione delle vere finestre del refettorio, conferisce un'incredibile evidenza fisica ai personaggi e agli oggetti che compongono la scena, che sembra svolgersi sotto gli occhi dello spettatore.

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Sant'Anna, la Vergine e il Bambino
Leonardo da Vinci, c. 1508
olio su tavola , 168 × 112 cm
Parigi, Museo del Louvre.
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Il dipinto, rimasto incompiuto in alcune parti- come ad esempio nel drappeggio che copre le gambe della Vergine- fu, con ogni probabilità, eseguito negli anni del secondo soggiorno milanese e portato da Leonardo con se in Francia, dove venne visto nel 1517 da Antonio de Beatis. Incerta è la vicenda successiva : forse acquistato dal re Francesco I.
In questo dipinto, Leonardo, finge un Cristo Bambino che, uscendo quasi dalle braccia della mamma prende un agnellino (animale immortalato) nella passione di Cristo.
la naturalezza delle figure, e la loro tenerissima dolcezza espressiva sono enfatizzate da un senso di morbido avvolgimento atmosferico: le figure immerse nell'aria luminosa circostante sembrano dissolversi in essa grazie anche alla gamma cromatica molto tenue che si accorda perfettamente con i toni grigio azzurri del fondale
Sul cartoncino, gli studi di Leonardo per la Madonna con il Bambino e un agnello (Venezia Gallerie dell'accademia).


Allinea a sinistra





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La Gioconda
Leonardo da Vinci, 1503–1506
olio su tavola, 77 × 53 cm
Parigi, Musée du Louvre
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La Gioconda o Monna Lisa è entrata nel mito, a partire dalla metà dell'Ottocento, quale incarnazione di un ideale di bellezza femminile a cui veniva tributata un'ammirazione quasi feticistica, per poi divenire nel corso del Novecento oggetto di derisione feroce e di oltraggiose deformazioni, La Gioconda rimane per molti aspetti ancora avvolta nel mistero. Priva di conferme documentarie, ma al tempo stesso difficile da smentire, è l'indentificazione del personaggio ritratto in Lisa Gherardini, moglie del mercante di seta Francesco del Giocondo.
Rimasta incompiuta e pertanto non consegnata ai committenti, l'opera rimase presso Leonardo che, verosimilmente, la portò con sè in Francia Non sembra che facesse parte del nucleo di quadri (assieme alla San'Anna e al San Giovanni Battista), dopo la morte del maestro avvenuta nel 1519.non si sa se la gioconda fu riportata Milano o se invece venduta dal maestro per un'ingente somma di denaro versatagli dal tesoriere del re di Francia nel 1517.


La Gioconda, entrata dunque a far parte, in un momento imprecisato, delle collezioni reali francesi ed esposta a Fontainebleau, dove fu molto ammirata da Cassiano del Pozzo nel 1625, passò poi nella Petit Gallerie du Roi a Versailles, dov'è registrata nel 1695; fu resa visibile a un pubblico più vasto solo in seguito al suo ingresso nel 1797 al Louvre, da cui fu però allontanata per alcuni anni all'inizio dell'Ottocento per essere esposta nell'appartamento di Giuseppina Buonaparte.


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Ginevra de' Benci-1475-76-
Washington,National Gallery londra


Alla fine dell'Ottocento, fu Wilhelm von Bode, il primo storico dell'arte a prendere seriamente in esame il dipinto, conservato a quel tempo nella collezione del principe di Liechtenstein, si è supposto che la pianta di ginepro, alle spalle della dama, sia allusiva al nome della persona ritratta;quest'ultima sarebbe da riconoscere in Ginevra de' Benci, figlia del banchiere fiorentino Ameringo di Giovanni Benci,nata nel 1457 e andata sposa a diciasette anni a Luigi di Bernardo Nicolini.


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Ritratto di Ginevra de' Benci
Washington-National Gallery
of art, verso.

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Il gineprio ritorna anche sul verso della tavola, intrecciato a un ramo di alloro e a una foglia di palma, dipinti su una finta superficie di porfido, attorno cui si srotola un cartiglio con l'iscrizione latina- virtutem forma decorat-, a significare che la bellezza della dama ne adorna la virtù.

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Vengono comunemente denominati Leonardeschi quei pittori lombardi, attivi tra il XV secolo e l'inizio del XVI, che furono seguaci in modi diversi dello stile di Leonardo da Vinci

Notizie attinte dal libro- Leonardi e i Leonardeschi- Particolari e disegni di Leonardo,-scanziti -dal Libro-immagini da Google

13 commenti:

  1. Ah, la Vergine delle rocce! Splendida al Louvre, come la Gioconda (sottovetro)...buona domenica, Arianna

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  2. Bellissmo, rosy! Un post che rileggerò, ne sono sicura, più e più volte. Ho avuto la fortuna di vedere dal vivo diverse opere di Leonardo, tra cui la stessa Gioconda e l'incomparabile Vergine delle Rocce al Louvre.

    Brava, immensamente brava. Ho già segnalato il post nella vetrina d'onore, che aggiornerò di volta in volta con le tue pubblicazioni.

    Grazie infinite
    La tua amica annarita

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  3. Cara Rosy il tuo post mi ha permesso di rivedere cose che ho visto dal vivo e ha riportato alla mente l'emozione che ho provato di fronte a tanta bellezza artistica. Leonardo: un mix riuscito di ricerca stilistica e di profonda conoscenza dell'essere umano nelle sue più intime sfumature, un tratto pittorico frutto di studio e impegno costanti. Non per nulla la ricerca è stato il suo tratto distintivo. Mi piace la sua filosofia di vita, rimane una figura attualissima al quale possiamo ancora ispirarci.
    Brava rosy e grazie per il tuo prezioso lavoro

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  4. anch'io ti ringrazio per avermi fatto conoscere queste opere che non ho ancora avuto la fortuna di vedere dal vivo.
    Come al solito un post bellissimo;)
    buona domenica rosy, roberta.

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  5. Ahhhhhhhhh, Leonardo... quanto mi piace.
    Anche io rileggerò più volte il post! Come al solito!
    buona notte

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  6. Per caso ho notato questo blog e mi complimento con chi ne ha curato la grafica.
    Mi spiace pero' non aver notato l'autoritratto di Leonardo scoperto ad Acerenza appena qualche mese fa' dal noto medievalista Nicola Barbatelli.
    Avendolo visionato personalmente in occasione di una visita presso il museo delle antiche genti di Lucania, posso affermare che si tratta di un vero e proprio capolavoro di Leonardo.Sono venuto altresi' a conoscenza delle innumerevoli indagini a cui è stato sottoposto il dipinto che ne hanno confermato la piu assoluta attribuzione al genio di Vinci.
    Spero vivamente che potremmo ammirarlo tra pagine di questo bellissimo blog.
    Grazie a tutti, Phoebus.

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  7. In questa bella rassegna, ho visto nel video, di sfuggita il ritratto di Ginevra Benci e credo che avrebbe meritato di essere da te postato con le altre opere del Grande Leonardo. Mi piace questo ritratto in cui la giovane viene dipinta al limite dell'adolescenza, con tratti finemente penetranti, marcati, severi e l'espressione di conturbante impassibilità. Molto bello anche il paesaggio che fa da sfondo con acque, piante e controluce la conifera che adombra le spella di Ginevra facendone risaltare il pallore. Complimenti per il lavoro da te svolto, Artemis

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  8. Caro anonimo ti accontenterò ma non adesso, domani.

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  9. X Arianna:cara Arianna,le tue visite su blogspot, mi ricordano quelle su diablogando.
    ricostruire "soloimmagini" mi costa ma lo faccio con tanto piacere.

    Ho imparato a leggere nel libro meraviglioso dell'arte, grazie a yuk... che tanto mi ha insegnato con i suoi commenti preziosi e con tutti voi. Ricordi?

    A proposito...gli Uffizi di Firenze li ho dedicati a yuk...se ben ricordi lui e di firenze.

    Ti abbraccio.


    x Annarita:beata te che hai visto queste opere da vicino...ma prima o poi ci andrò.
    La brava sei tu annarita, grazie al tuo interessamento, sto cercando di migliorare sempre di più soloimmagini.sempre grazie.
    Ti abbraccio.

    x rosy: Leonardo ha sfiorato tante cose, anche se molte non sono state portate a termine. Forse perchè la sua mente era cosi veloce a galoppare sempre verso il futuro.
    Mi fa piacere che attraverso il mio blog hai rivissuto passte emozioni.Sono io che ringrazio voi, per le vostre visite.
    Ti abbraccio.

    x gturs, prima o poi le vedremo ne sono sicura.
    Un bacione, ciao Roberta.

    x Janas mi fa piacere che Leondarno sia stato di tuo gradimento
    Ciao, follettina, bacioni.

    x phoebus ti ringrazio di avermi fatto notare questa mia defaians, ho rimediato inserendo anche la scoperta di Piero Angela. Ciao.

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  10. LA PRESENTE PER INFORMARVI DI UNA IMPORTANTISSIMA CONFERENZA STAMPA PREVISTA PER VENERDI' 5 GIUGNO ORE 18,30 IN ROMA SALE DEL BRAMANTE-PIAZZA DEL POPOLO. IL TEMA SARA' "LA CHIAVE DI LEONARDO L'AUTORITRATTO RITROVATO", UNA TAVOLA SCOPERTA IN LUCANIA DAL NOTO STUDIOSO MEDIEVALISTA NICOLA BARBATELLI E DIVENUTA FAMOSISSIMA IN TUTTO IL MONDO IN APPENA TRE MESI.
    LA CONFERENZA SARA' CURATA DA NOTI ACCADEMICI E SCIENZIATI CHE TRATTERANNO L'ATTRIBUZIONE AUTOGRAFA AL GENIO DI VINCI.
    L'EVENTO SARA DI CARATTERE SCINTIFICO-CULTURALE E DI NOTEVOLE INTERESSE.
    LA DIREZIONE DEL MUSEO DELLE ANTICHE GENTI DI LUCANIA-VAGLIO BASILICATA (PZ).

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  11. Ringrazio per l'invito, ma fino al 17 Giugno sono all'estero.
    Rosy

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  12. Complimenti. Davvero un bel lavoro. D.

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  13. Grazie, caro anonimo del tuo passaggio.
    rosy

    RispondiElimina

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